“Sono insufficienti (e in ritardo) i contributi che il Governo ha messo a disposizione di imprese e partite Iva con il Decreto ‘sostegni’. A livello nazionale sono 11 miliardi di euro per tre milioni di soggetti, poco per tanti. Mediamente gli indennizzi andranno a coprire dal 3,3 al 5 per cento della perdita complessiva di fatturato, pari a circa 3.700 euro per azienda. Praticamente niente rispetto all’effettivo impatto della crisi che sul nostro territorio ha letteralmente polverizzato 700 milioni di euro di consumi. Conti alla mano in provincia di Ravenna arriveranno meno di 30 milioni di euro per una vasta platea di imprenditori e partite Iva”.
Così Mauro Mambelli, Presidente Confcommercio provincia di Ravenna sugli indennizzi alle imprese e partite Iva con il Decreto ‘sostegni’.
“Per fare un esempio pratico – sottolinea Mambelli – un’attività che nel 2019 fatturava 550mila euro e che nel 2020, a causa delle chiusure imposte dalle misure di contenimento della pandemia da Covid, ha perso il 30% del proprio fatturato cioè 165mila euro, beneficerà di un contributo una tantum di 5.500 euro. Sono cifre insufficienti e umilianti rispetto alle perdite subite in quanto si indennizza una sola mensilità media quando invece si dichiara che i contributi sono calcolati sulla perdita di fatturato annuo.
Già lo scorso anno i ristori hanno coperto una minima parte del calo di fatturato delle imprese, adesso le nuove misure coprono solo una piccolissima parte del danno dovuta all’emergenza sanitaria. Non può essere solo questo l’intervento a favore delle imprese, ce ne deve essere assolutamente un altro per cercare di compensare questa catastrofe.
Non dimentichiamo che molti imprenditori hanno messo mano alle riserve personali per far fronte ai costi e, in alcuni casi, hanno anticipato stipendi e cassa integrazione ai propri collaboratori”.
“Ci aspettavamo un provvedimento più efficace, misure più coraggiose, in grado di dare un po’ di ossigeno al sistema imprenditoriale, motore della nostra economia, che ancora non sa quando potrà tornare alla normalità – continua Mambelli. Se alle attività non sarà consentito al più presto di riaprire, oltre a perdere la dignità di poter lavorare, aspetto fondamentale per un imprenditore, temo che nei prossimi mesi questa situazione porterà alla compromissione di migliaia di imprese in provincia di Ravenna, a rischio chiusura. Abbiamo fatto la nostra parte, tutto quello che ci è stato chiesto, e ora?”.
“Proprio in questi giorni – conclude il Presidente – è partita l’iniziativa Il Futuro non (si) chiude, che oltre ad essere un grido d’allarme per la situazione drammatica che le imprese stanno vivendo in questo delicato momento storico, è una grande campagna social nazionale caratterizzata da un forte impatto visivo ed emotivo, che coinvolge l’intero Sistema attraverso le Associazioni territoriali e le Federazioni.
Obiettivo dell’iniziativa è quello di raccontare la crisi, il sentiment ma anche la voglia di ripartire degli imprenditori, nonché la disperazione, ormai generalizzata, che investe l’intero settore del terziario di mercato. Ma soprattutto, sostenere la necessità e l’urgenza – condivise da tutte le imprese associate – di consentire, nel rispetto delle regole e dei protocolli di sicurezza, la riapertura delle attività per scongiurare le drammatiche chiusure di imprese e la perdita di posti di lavoro.
Nello slogan Il Futuro non (si) chiude ogni parola assume una valenza significativa. Il Futuro è un termine che torna spesso nelle domande di una società rimodellata su nuove esigenze e dinamiche socio-economiche e che coinvolge dal singolo alla collettività, dal commercio all’urbanistica postpandemica ripensando in chiave funzionale i collegamenti con le comunità locali. Aspetto, quest’ultimo, fondamentale per impedire la desertificazione commerciale e consolidare la realtà delle economie urbane”.