E’ andata perduta quest’anno la produzione di almeno 400 milioni di chili di grano nei terreni allagati dell’Emilia Romagna, dove si ottiene circa 1/3 del grano tenero nazionale, mentre il raccolto della frutta sarà compromesso per i prossimi quattro o cinque anni perché l’acqua rimasta nei frutteti ha “soffocato” le radici degli alberi fino a farle marcire con la necessità di espiantare e poi reimpiantare intere piantagioni. E’ quanto emerge dal primo monitoraggio della Coldiretti sulle conseguenze dell’alluvione che ha devastato oltre 5mila aziende agricole e allevamenti con animali affogati e danni ingentissimi in particolare nel Ravennate.
Ai danni sull’agricoltura romagnola, che ha un valore in termini di produzione lorda vendibile annua pari a circa 1,5 miliardi, si aggiungono quelli all’intera filiera caratterizzata da un indotto all’avanguardia, privato e cooperativo, nella trasformazione e distribuzione alimentare, anch’esso ormai fortemente compromesso.
Ci sono poi da considerare i danni alle strutture come gli impianti dei frutteti, le serre, gli edifici rurali, le stalle, i macchinari e le attrezzature, senza contare la necessità di bonificare i terreni e ripristinare la viabilità nelle aree rurali dove ancora si moltiplicano frane e smottamenti.
Nelle aree colpite secondo la Coldiretti sono a rischio nell’intera filiera almeno 50mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione. Ad essere sconvolto è un territorio – sottolinea la Coldiretti – con la diffusa presenza di albicocche, pesche nettarine, susine, mele, pere, kiwi, fragole e ortaggi che alimentano industrie e cooperative di lavorazione e trasformazione che fanno della Romagna e del Ravennate la “fruit valley” italiana.
Ma forte è la presenza dei cereali con i terreni coltivati a grano tenero destinato alla produzione di pane e quello duro per la pasta che sono stati – sottolinea la Coldiretti – i più interessati dall’alluvione insieme ai frutteti. Una decimazione dei raccolti che – precisa la Coldiretti – rischia di pesare fortemente sui bilanci delle aziende ma anche sull’approvvigionamento nazionale di grano in un momento di grandi tensioni internazionali. Consistente anche la produzione di mais, orzo, girasole, soia, erba medica e molto rilevante dal punto di vista economico sono le colture da seme per cereali, bietole, girasole, erba medica ed ortaggi con migliaia di ettari coltivati completamente coperti dal fango.
Sott’acqua e franati anche ulivi e vigne nelle aree collinari dove diffusa è l’attività di allevamento in forte crisi per le difficoltà a garantire acqua e cibo agli animali isolati per le interruzioni nel sistema viario. La catena della solidarietà messa in piedi da Coldiretti sta consentendo ora di far giungere dall’Emilia mangimi e foraggi per gli allevamenti della collina faentina con i primi approvvigionamenti che partiti da Parma stanno ora arrivando a fatica nel Ravennate.
“Serve garantire l’arrivo degli aiuti nel minor tempo possibile e dare a queste zone martoriate la possibilità di riparare i danni e ripartire con la nomina di un Commissario alla ricostruzione come fatto ai tempi del terremoto” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare in vista del Consiglio dei Ministri che “gli strumenti ordinari di intervento vanno attivati quanto prima, ma non sono sufficienti a garantire il salvataggio e la continuità delle filiere agricole del territorio colpito”.
Per salvare le campagne e sostenere le aziende colpite, Coldiretti Emilia-Romagna ha avviato una raccolta fondi cui tutti possono partecipare, nella certezza che le risorse saranno utilizzate unicamente per aiutare le aziende agricole danneggiate, nella massima correttezza e trasparenza, donando attraverso versamenti sul conto corrente intestato a FEDERAZIONE REGIONALE COLDIRETTI EMILIA ROMAGNA, Iban IT 55 U 02008 02480 000106765286, con la causale ALLUVIONE EMILIA-ROMAGNA 2023.