La Regione Emilia-Romagna, con una lettera a firma del presidente Stefano Bonaccini, ha chiesto al Governo di deliberare lo stato di emergenza nazionale per la durata di 12 mesi per far fronte ai danni causati dalle eccezionali avversità atmosferiche – mareggiate, piogge, vento – che hanno colpito i territori delle province di Ferrara, Ravenna, Forlì Cesena e Rimini dal 22 novembre scorso a ieri, 5 dicembre.
Un atto che fa seguito al decreto del 23 novembre scorso, quando lo stesso presidente Bonaccini aveva dichiarato lo stato di crisi regionale, per la durata di 120 giorni decorrenti dalla data di adozione, per i territori delle province di Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini.
“C’è bisogno di risposte adeguate e tempestive- commenta Irene Priolo, vicepresidente con delega alla Protezione civile-. Come Regione, ci siamo messi al lavoro subito con interventi di somma urgenza, per 4,2 milioni di euro. Dopo la dichiarazione dello stato di crisi regionale, ora è stata trasmessa al Governo la richiesta di deliberare lo stato di emergenza nazionale, con l’assegnazione delle risorse finanziarie fondamentali per affrontare le gravi conseguenze del maltempo e consentire un pieno ritorno alla normalità”.
Al momento, e secondo una prima stima, si calcolano oltre 27 milioni di euro per danni a beni pubblici, attività di soccorso e assistenza alla popolazione, interventi di massima urgenza per il ripristino dei servizi pubblici e delle infrastrutture strategiche. A ciò si aggiungono più di 9 milioni per danni a edifici privati e attività produttive, per una cifra complessiva che supera i 36 milioni di euro.
Cosa è successo
Tutto è iniziato dalla giornata del 22 novembre scorso: nell’evoluzione della “tempesta Denise”, il territorio regionale è stato interessato da fenomeni meteo avversi, in particolare da precipitazioni intense, vento e mareggiate, con danni riconducibili, per tipologia ed estensione, ai rischi idraulici e idrogeologici. Imprevedibili e inattesi, in particolare, i valori dell’alta marea. Dai dati storici disponibili, i massimi livelli registrati dal 1946 a oggi evidenziano che quella del 22 novembre è stata la marea più elevata dal 1976.
Uno scenario meteo che ha causato gravi danni alle opere di difesa, fluviali e marine, allagamenti diffusi su tutte le province di Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, in particolare sulla costa.
Si sono verificati danni a centri abitati, abitazioni private e imprese, viabilità e infrastrutture a rete, oltre a diverse interruzioni nell’erogazione di energia elettrica. Particolarmente critico è stato l’impatto su spiagge, dune, retro-dune e opere di difesa circostanti, e nei tratti terminali dei corsi d’acqua che, per l’impossibilità di defluire in mare, hanno determinato ulteriori allagamenti, oltre quelli già causati dalle forti ingressioni marine. Una nuova mareggiata si è verificata inoltre due giorni fa, il 4 dicembre, causando importanti aggravamenti; questo anche perché le opere di difesa a mare erano già compromesse da quella del 22 novembre.
Cosa si è fatto
L’Agenzia regionale per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile ha assicurato il proprio intervento operativo per tutto il tempo, raccordandosi con il Dipartimento Nazionale della Protezione civile, con le Prefetture – Uffici territoriali del Governo, il corpo dei Vigili del fuoco per gli interventi di soccorso tecnico urgente e gli enti locali coinvolti, anche mediante l’attivazione delle strutture operative e del volontariato di Protezione civile. Tutto ciò per gestire le criticità e garantire il supporto necessario per un più rapido ritorno alla normalità.
Nel periodo indicato, sono state diramate sei allerte: due di livello Giallo, due di livello Arancione, due di livello Rosso. Il Centro Operativo Regionale (Cor) ha garantito il raccordo tra le componenti e le strutture operative del sistema di Protezione civile operando 24 ore su 24. I settori territoriali dell’Agenzia regionale hanno anche monitorato l’andamento dei fenomeni in riferimento a quanto previsto in seguito all’emissione delle allerte, garantendo il presidio delle aree interessate in raccordo con i Comuni e le altre strutture operative.