Sembra che ai più sia sfuggita l’assurdità di una proclamazione urbi et orbi nientemeno che di un “Protocollo operativo” per la polizia locale, tra una sigla sindacale e un partito politico: un certo SULPL e una certa Lega di Salvini Emilia-Romagna.
Giuridicamente una bestemmia, politicamente un pastrocchio, culturalmente una deriva scivolosa che non può lasciare indifferenti.
Un sindacato i protocolli, per di più quelli “operativi”, dovrebbe sottoscriverli con le istituzioni pubbliche da cui la polizia locale dipende e non con un partito politico.
Se poi guardiamo ai contenuti, c’è da inorridire: si vuole definitivamente trasformare la Polizia locale, che ha compiti specifici e particolari di polizia amministrativa e di prossimità, in una forza di polizia tra le altre, dedicata alla tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico, sempre più armata, sempre più militare.
A questo disegno non è estraneo il “vecchio” PD, che con Minniti e il suo decreto sulla sicurezza urbana ha aperto la diga a questa deriva securitaria, portata a compimento dal nuovo ministro dell’interno leghista, con il potere di ordinanza hard, l’estensione del daspo, le pistole elettriche e altre misure che vorrebbero trasformare i sindaci in sceriffi e le città in contee.
Chiediamo troppo se auspichiamo che le autorità locali, dai Prefetti, ai Questori, ai Sindaci, ai capi delle Polizie Municipali prendano pubblicamente le distanze da simili protocolli operativi?
Andrea Maestri
Segreteria nazionale di Possibile