Per giorni si è fatto un gran parlare di questo Consorzio il cui capitale è detenuto da 23 Comuni, con Imola da sola al 67%, Faenza al 5,6% ed il resto delle quote suddiviso più o meno equamente fra gli altri soci.
Per avere una visione più chiara di quello che è successo bisogna partire dal momento in cui l’amministrazione di Imola, dopo settant’anni, ha cambiato colore politico. Evento a cui hanno fatto seguito le dimissioni del Presidente del Consorzio, Manara, e la necessità di rinominare i cinque membri del Consiglio di Amministrazione: tre da parte del Comune di Imola e due dagli altri.
Risulta davvero singolare che i soci di Con.Ami siano insorti di fronte a nomine che non facevano altro che confermare le regole del passato.
Hanno invece preferito tenere tutto in una situazione di stallo, rimanendo legati ad una logica di occupazione e poltrone, rinviando la discussione di merito su tutte le altre materie di loro competenza.
Confidiamo che la linea della Sindaca Sangiorgi avrà i suoi effetti positivi per i cittadini.
Ad oggi, vista la situazione di totale blocco e disaccordo creatasi, sono stati nominati quattro membri, mentre il quinto è rimasto in carica perché non decaduto.
Se gli imolesi hanno dato un segnale di discontinuità rispetto alle amministrazioni precedenti eleggendo un Sindaco del M5S, è del tutto legittimo che questo abbia riscontro nelle gestioni delle società partecipate, anche attraverso le nomine di amministratori di propria espressione, così come da sempre hanno fatto gli eletti nei comuni soci di aziende pubbliche.