Molto contraddittorie, oltre che anacronistiche, alcune delle scelte energetiche in atto.
Assistiamo infatti, già da un po’ di tempo, ad originali teorie che vorrebbero come vera la formula “se facciamo maggiori estrazioni nell’Adriatico avremo un minore costo in bolletta per cittadini, Enti Pubblici ed imprese.”
Inutile dire che questa narrazione, è del tutto lontana dalla realtà.
Intanto diciamo che i giacimenti in Adriatico, è stato stimato, abbiano una riserva tra i 40 e i 50 miliardi di metri cubi di gas ed a volere essere di manica larga, si potrebbe arrivare tra i 60 e i 70. Anche se li estraessimo tutti, tali scorte basterebbero appena ad alimentare i consumi italiani di un solo anno!
Eppure c’è chi dà per certo che, alla ripresa di estrazioni di gas in Adriatico, i costi delle bollette, diminuirebbero fin da subito.
Lasciamo la propaganda e proviamo a fare chiarezza; dicendo che i motivi veri dei rincari di gas e luce, sono legati a molteplici fattori ed a diverse congiunture e non certo alla moratoria del 2019 sulle trivellazioni.
Nell’ottobre del 2020, a causa della pandemia e dei ridotti consumi, il costo dell’energia toccava i minimi storici; con la ripresa delle attività industriali e produttive , l’inversione di tendenza è stata immediata.
A causa di questa contrazione di domanda di energia, l’ azienda russa Gazprom (la più grande azienda del mondo di gas naturale parzialmente controllata dallo stato), ha così deciso di tagliare le forniture all’Europa.
I volumi di gas che transitavano verso il vecchio continente attraverso l’Ucraina, sono pertanto diminuiti di un terzo, a partire da dicembre 2020.
Quindi lo scenario da descrivere è che calando la fornitura di gas, non è diminuita la domanda e quindi il prezzo è aumentato.
Aumentando il prezzo del gas naturale, è di conseguenza aumentato anche il prezzo dell’elettricità, visto che molte centrali elettriche sfruttano proprio il calore prodotto tramite il gas, per produrre elettricità.
A questo dobbiamo aggiungere che molte delle centrali nucleari francesi sono sottoposte tra il 2020/2021, ad un ciclo manutentivo programmato e, non potendo operare a pieno regime, concorrono a loro volta a far aumentare il prezzo dell’energia.
“Altro elemento coincidente è dato dal fatto che il 2020, è stato un anno con poca incidenza di vento, riducendo di quasi il 40%, la produzione di energia eolica prodotta in molti paesi, specie quelli del Nord Europa.
Una ulteriore considerazione va poi fatta sulla produzione dell’energia solare, che avendo impianti per lo più installati tra il 2007 e il 20104, hanno avuto un fisiologico calo di prestazioni.
Infine, ma non ultimo, la riduzione del costo dell’energia e gas naturale, ha prodotto con la pandemia, enormi perdite alle aziende produttrici, perdite che le stesse Aziende vorranno recuperare e durante il corso del 2022 e che in queste condizioni uniche non si
lasceranno di certo sfuggire, per aumentare i loro profitti.
Evidente quindi che invocare la mancata trivellazione dell’Adriatico, come soluzione al caro prezzi dell’energia, sia del tutto fuori dal vero contesto del reale aumento dei prezzi oggi gravanti sulle famiglie, sulle imprese e sugli Enti pubblici.
Che il gas naturale sia necessario per una transizione energetica ed ecologica, è fuori di dubbio; ma che si invochi questa soluzione come “la soluzione” , non rende merito alla verità, viste le esposte condizioni e ragioni per le quali si è creata.
Ci sembra evidente che l’unica vera risposta alla dipendenza da forniture energetiche straniere/estere sia l’investimento in energie rinnovabili, e che quindi lo sfruttamento di giacimenti di gas naturale sia solo residuale, per avere un mix necessario alla
transizione e non alternativo. Continuare imperterriti a sostenere che il nostro Paese, debba riprendere a trivellare a destra e a manca per produrre più gas, rimandando le lancette dell’orologio indietro a 30 anni fa, è una chiara mancanza di visione di politica energetica, visto che il mondo è già andato da un’altra parte, tanto che nel 2020 la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ha superato quella di idrocarburi (38% contro 37%).
Puntualizza il Sen. Marco Croatti – “ il Movimento 5 Stelle ha depositato una mozione per fornire al paese una “cassetta degli attrezzi” per affrontare il cambiamento. E’ chiaro che in questa fase le imprese più esposte dal punto di vista dei consumi vanno sottratte agli usuali meccanismi del mercato. Inoltre, è necessario prevedere l’abbattimento degli oneri sopra una certa soglia.
Dall’altra, riteniamo non più rinviabile una ulteriore spinta alle rinnovabili, con una fiscalità agevolata per chi decide di investire su questo fronte e ulteriori interventi per dare più slancio alle comunità energetiche.
Infine, è giunto il momento di mettere in piedi un fondo di solidarietà, partendo proprio dalle restituzioni dei produttori – soprattutto di energia da fonti fossili – che in questa fase stanno collezionando extraprofitti. Quello che non possiamo accettare è che si faccia ancora credere ai cittadini che estraendo più gas sul nostro territorio sia la soluzione a tutti i guai. Questo è inaccettabile! Come M5s siamo pronti a fare la nostra parte perché il nostro paese inizi a catapultarsi verso un nuovo modello energetico”
Movimento 5 Stelle Ravenna