L’Histoire du soldat, dopo la prima nazionale che si è tenuta lo scorso venerdì 2 novembre al teatro Giuseppe Verdi di Pordenone, arriva a Ravenna nell’ambito di Fésta, a chiusura della rassegna organizzata da E-production.

La fiaba musicale di Stravinsky viene riscritta dal regista Gianni Farina a partire dal libretto originario di Charles Ferdinand Ramuz, tenendo in mente anche gli appunti di Pier Paolo Pasolini – di cui da poco è ricorso l’anniversario della morte – per un progetto rimasto incompiuto e che sarebbe stato destinato a diventare un film.

L’Histoire du soldat” di Stravinskij fu dunque l’ultimo sogno cinematografico di Pasolini e proprio al suo cinema l’Histoire du soldat sembra guardare con i suoi inserti video curati dai filmmakers Davide Maldi e Micol Roubini. Si tratta di un sogno cinematografico irrealizzato, ispirato alla fiaba del Soldato e del Diavolo musicata da Stravinsky esattamente un secolo fa, nel 1918. A Ravenna l’appuntamento è per domenica 11 novembre all’Almagià, alle 21 e la messinscena vuole celebrare il centenario dell’opera originale.

Allestimento e opera

L’allestimento vede la regia di Gianni Farina, che ha curato anche il libero adattamento al testo, accompagnata dall’esecuzione musicale l’Ensemble Zipangu diretto dal musicistaFabio Sperandio (violino dell’Orchestra del Comunale di Bologna e fondatore dell’Ensemble). Si esibiranno i musicisti Roberto Noferini violino, Fabio Quaranta contrabbasso, Luca Milani clarinetto, Giulia Ginestrini fagotto, Alberto Brini cornetta, Andrea Maccagnan trombone, Mirco Natalizi percussioni; in scena, i due attori friulani Consuelo Battiston e Roberto Pagura, oltre a Michela Facca e Giacomo Pontremoli. Nello spettacolo si intrecciano differenti linguaggi: quello della musica, della parola recitata a anche quello visivo con video e immagini inedite.

La storia del soldato racconta l’incontro tra il protagonista e il diavolo che fa di Giuseppe – inizialmente reticente – un ricco mercante. Ma in cambio di cosa? Ricchezza, agio e prestigio (è il caso di sottolineare l’identità linguistica tra reputazione, credito, e il trucco, l’illusione, l’incantesimo) sono le lusinghe che seducono lo sventurato protagonista di questa fiaba. Come Faust e altre vittime della fascinazione diabolica, anche il soldato giunge a un accordo con il re degli inganni. Quale contratto firma il povero soldato? Per cosa cede il suo violino e la sua anima? Un contratto – ricorda il regista Gianni Farina – equivoco e astuto, pieno di postille e note ai margini, un contratto che genera quella mutazione antropologica che Pasolini, tra i primi, mise in luce.

“Abbiamo voluto mantenere lo spirito pasoliniano, ma senza rimandi diretti alla sua sceneggiatura, senza riprendere i suoi monologhi, ma mantenendone quella forza in altri linguaggi. Abbiamo lavorato sull’interazione tra l’apparato video, la musica e la narrazione teatrale” aggiunge Sperandio.

Informazioni

Almagià (via dell’Almagià, zona Darsena), Ravenna – 11 novembre ore 21.00