Luigi Garelli è il nuovo allenatore dei Raggisolaris. Il tecnico, bolognese di nascita ma ormai da molti anni forlivese d’adozione, porta a Faenza la sua lunga esperienza maturata sui parquet d’Italia dalla A2 alla B da oltre trent’anni, e un palmares decisamente vincente.
In carriera ha infatti conquistato sette promozioni da capo allenatore, vincendo anche due Coppe Italia di serie B, mentre da assistente è salito in serie A2 con Modena nella stagione 1991/92 quando era al fianco di Stefano Michelini. I primi successi li consegue a Lugo, portando la squadra dall’allora C2 (1993) alla B (1997) poi passa a Forlì, piazza importante per la sua carriera dove ottiene la promozione dalla B2 alla B1 nel 2000, venendo poi richiamato nel 2015 per allenare la neonata Pallacanestro 2.015 Forlì in serie B, portata subito in A2 con tanto di vittoria della Coppa Italia. Uno degli artefici di quella vittoria fu Sebastian Vico.
Sempre dalla B all’A2 ha condotto Vigevano (2009) e Latina nel 2013 alzando anche in questo caso la Coppa Italia. Nella scorsa stagione, alla guida della Libertas Livorno, ha sfiorato la promozione in A2 perdendo 3-2 la finale contro Piacenza.
“Il contatto con Faenza è nato lunedì mattina – spiega Garelli – e la prima domanda che ho fatto alla dirigenza è stata sulla posizione di Serra,, visto l’ottimo rapporto che abbiamo e l’amicizia che ci unisce. Quando ho saputo che avevano già preso una decisione definitiva a riguardo, ho accettato la proposta di allenare i Raggisolaris. La scelta di venire a Faenza è dovuta al fatto che cercavo una società seria e ambiziosa con un progetto serio e con la voglia di crescere. I Raggisolaris hanno confermato in questi ultimi anni di voler diventare una squadra importante della serie B, come dimostra anche la vittoria in Supercoppa. Dopo l’esperienza a Livorno ho deciso che mi sarei mosso soltanto per una società di un certo tipo e Faenza ha tutto quello che cercavo. Inoltre è anche vicina a Forlì, città dove vivo”.
Che tipo di pallacanestro proporrai?
“Subentrare in corsa non è semplice e l’ho già provato in carriera. Il gruppo è già impostato per giocare in un certo modo e quindi bisogna lavorare tanto e con metodo, capendo sin da subito che non si possono portare in breve tempo le proprie idee. Per preparare la gara con Jesi sarà infatti impossibile lavorare molto sul lato tattico e dunque dovrà essere una partita in cui sarà fondamentale il lato motivazionale.
Il roster che ho a disposizione ha caratteristiche per esprimersi al meglio quando gioca in transizione e poco a metà campo, mentre in difesa sono più intransigente e chiedo un certo tipo di atteggiamento che le mie squadre hanno sempre avuto. Queste però sono delle mie idee, perché poi bisognerà vedere il lavoro sul campo. Non ci resta quindi che allenarci al massimo sfruttando al meglio le settimane che andranno da dopo la gara con Jesi fino alla partita a Ozzano, per iniziare ad inserire nuovi schemi e sistemi di gioco”.