L’omicidio di quel giovane carabiniere di leva “fu di stampo mafioso”, cioè un “classico esempio di lupara bianca”.
È quanto ha scritto il presidente della Corte d’Assise di Ravenna Michele Leoni nelle motivazioni per le assoluzioni pronunciate in merito al delitto del 21enne Pier Paolo Minguzzi – oltre che carabiniere di leva nel Ferrarese, anche studente universitario e figlio di una famiglia di imprenditori ortofrutticoli di Alfonsine, nel Ravennate – sequestrato e ammazzato la notte tra 20 e 21 aprile 1987 mentre rincasava dopo avere riaccompagnato la fidanzata durante una breve licenza pasquale, come riportano anche i quotidiani locali (Resto del Carlino e Corriere di Ravenna) .
Il corpo del ragazzo era riaffiorato nel Po di Volano (Ferrara) il primo maggio successivo: i suoi rapitori lo avevano incaprettato e zavorrato a una pesante grata metallica. E, pur sapendolo già morto, avevano continuato a chiedere alla famiglia un riscatto da 300 milioni di lire.
L’inchiesta, aperta contro ignoti, era stata archiviata nel settembre 1996 e riaperta nel gennaio 2018 questa volta verso due ex carabinieri all’epoca in servizio alla caserma di Alfonsine: il 59enne Angelo del Dotto di Ascoli Piceno e il 58enne Orazio Tasca, originario di Gela (Caltanissetta) e da anni residente a Pavia. E contro l’idraulico del paese, il 66enne Alfredo Tarroni. I tre in passato erano stati condannati, e avevano espiato le relative pene, per un taglieggio sempre da 300 milioni di lire a un altro imprenditore del posto: durante un appostamento dei carabinieri nel luglio 1987, un giovane militare originario di Caserta era stato ucciso da una pallottola sparata da uno dei tre.
(fonte ANSA)