Sono quasi esauriti i posti per assistere a Nina di Fanny & Alexander, che martedì 11 giugno alle ore 21 arriva nella città d’origine del gruppo – dopo Roma, Milano, Parigi, Anversa, Rotterdam- sul palco del Teatro Alighieri, nella programmazione di Ravenna Festival.
Nina è il più recente dei ritratti mimetici realizzati da Luigi De Angelis e Chiara Lagani, dedicato alla figura e alle vicende musicali, umani e politiche di Eunice Kathleen Waymon: cantante, pianista, scrittrice e attivista per i diritti civili, conosciuta con lo pseudonimo di Nina Simone.
Nello spettacolo del gruppo ravennate, l’icona della musica jazz dalla personalità indomabile è interpretata da Claron McFadden, soprano e performer statunitense molto nota sia nel mondo della musica barocca che della musica contemporanea, che ha lavorato con direttori come Pierre Boulez e collaborato con artisti come Alain Platel e, grazie alla sua versatilità vocale, con musicisti jazz, tra cui Fabrizio Cassol e Kris Defoort.
Luigi De Angelis- sue l’ideazione del progetto, la regia e le luci- ha scelto di affidare l’attraversamento della musica e delle parole di Nina Simone a Claron McFadden per la sua forza interpretativa e versatilità, ma anche per la somiglianza di alcune scelte e vicende biografiche con quelle di Nina Simone.
Grazie alla tecnica dell’eterodirezione, elemento chiave della poetica di Fanny & Alexander in cui Claron McFadden è stata guidata dal coaching di Andrea Argentieri, il soprano statunitense abita la voce di Nina Simone, testimonia le manifestazioni della forza del suo carattere e lo spirito creativo. Per farlo, ne attraversa i momenti più salienti, dalla tensione poetica alla lotta per i diritti delle donne e degli afroamericani, fino a svelarne le sue fragilità e ferite più intime.
Il punto di partenza dello spettacolo di Fanny & Alexander è il concerto che Nina Simone tenne nel 1976 al Festival Jazz di Montreux, in Svizzera. In quell’occasione, Nina mostrò un desiderio irresistibile di dialogare direttamente con il pubblico, rompendo i limiti tradizionali di un concerto: la musicista, seduta al pianoforte, spesso lasciava lo sgabello, passeggiava sul palco, tornava al pianoforte, iniziava a cantare, si interrompeva di nuovo, iniziava a ballare, mostrandosi emotivamente nuda e in uno stato di trance
e grazia speciale. Nello spettacolo in scena al Teatro Alighieri, si parte da quel momento preciso, da quell’incredibile spazio di libertà aperto durante il concerto di Montreaux, in cui il gruppo ravennate ha inserito delle immersioni nel mondo intimo di Nina Simone- i suoi pensieri politici, le ferite degli ultimi anni, la sua rabbia, il suo dolore, la sua energia, l’amarezza- insieme a momenti di ricostruzione musicale delle sue canzoni, passando dal confronto diretto con il pubblico a momenti sospesi di pura musica.
Nella creazione musicale la stessa Claron McFadden ha un ruolo di primo piano, insieme a Damiano Meacci (Tempo Reale), autore anche dell’elettronica e del sound design, che si innesta sulle percussioni di Adama Gueye.
«Ancora oggi, ascoltandola a occhi chiusi, puoi capire dalla sua voce quanto questa donna sia stata ferita. Una ferita che riesce a far parlare, a esprimere, tramite quel meraviglioso mezzo espressivo che è il canto.»
(Luigi De Angelis)
«Profonda, intensa, arrabbiata. Voce piena di tristezza e gioia. Di luce e di spigoli. Capace di spezzare la musica facendo una miriade di incisioni, ferite, lacerazioni. Come può una voce umana contenere qualcosa di così straordinario?»