“Stiamo constando un sensibile aumento dei tempi di attesa per l’accesso a visite mediche, prestazioni diagnostiche e interventi chirurgici programmati oltre a un crescente malessere da parte di lavoratrici e lavoratori che, dopo due anni in prima linea nella pandemia, ancora adesso si trovano a lavorare in condizioni critiche, anche alla luce di carenze di organico. Dopo lo stato di agitazione proclamato all’Ausl della Romagna, come nelle altre aziende sanitarie della Regione, continua la battaglia della UIL a sostegno della nostra sanità pubblica. “Oggi – dichiarano Sama e Palmarini – abbiamo proposto a tutti i Consigli Comunali della provincia di Ravenna un ordine del giorno nella convinzione che sui temi della sanità occorra trovare una voce forte e coesa in difesa dell’equità di accesso alle cure delle nostre collettività locali e delle migliaia di lavoratrici e lavoratori che ogni giorno, con il loro senso di responsabilità e professionalità, surrogano le carenze di sistema che l’esperienza della Pandemia avrebbe già dovuto colmare”. “Auspichiamo una forte spinta che parta dalle Istituzioni Locali, quelle più vicine ai bisogni dei cittadini, affichè il rilancio e il potenziamento della nostra sanità, solennemente promesso alla vista dei camion che a Bergamo nel marzo del 2020 trasportavano centinaia di salme, sia sostenuto con azioni e strumenti concreti” , concludono Sama e Palmarini.”
Ecco il testo integrale dell’ordine del giorno proposta dalla Uil:
“Ordine del giorno: la sanità emiliano-romagnola deve rimanere pubblica
Tenuto conto che la Uil Fpl dell’Emilia Romagna sta procedendo a dichiarare lo stato di agitazione in tutte le aziende sanitarie dell’Emilia Romagna in difesa della sanità pubblica emiliano-romagnola.
Tenuto conto che, a fronte delle spese straordinarie sostenute per la gestione dell’emergenza Covid-19 dalla Regione Emilia-Romagna, al momento ne sono state coperte solo una parte dal Governo.
Tenuto conto che il disavanzo 2021 è stato eccezionalmente coperto con soldi propri della Regione Emilia-Romagna.
Tenuto conto che, nel corso del primo quadrimestre del 2022, l’emergenza Covid ha richiesto ulteriore spese ed investimenti per la campagna vaccinale.
Tenuto conto che il disavanzo per il 2022 potrebbe essere superiore a quello del 2021 con il rischio di contrarre le prestazioni sanitarie in assenza di copertura dei maggiori costi derivanti dalla gestione della pandemia e che, al momento, non è pervenuta alcuna chiara indicazione dal Governo Considerato che la chiusura di bilancio in perdita comporterebbe, tra l’altro, il blocco totale di nuove assunzioni ed investimenti per tutte le aziende sanitarie della regione.
Considerato che una siffatta situazione finanziaria già oggi indebolisce i percorsi legati alla copertura del turn over del personale sanitario e tecnico collocato in riposo pensionistico con il rischio di ritornare alle dotazioni organiche del 2019 che risultano inadeguate agli attuali bisogni di salute dei cittadini, come emerge anche dall’aumento delle liste di attesa per prestazioni specialistiche, diagnostiche e interventi chirurgici programmati nel primo quadrimestre del 2022.
Considerato che già oggi risultano poco chiari i percorsi legati alla stabilizzazione del personale precario.
Considerato che già oggi molti servizi di diagnosi, cura ed assistenza vengono svolti chiedendo innumerevoli sacrifici al personale o rivolgendosi a soggetti privati accreditati con un importante impegno economico di risorse pubbliche senza una programmazione di rientro di dette modalità.
Considerato che i piani di sviluppo del PNRR prevedono tanto la costruzione di diverse nuove strutture, ammodernamento delle esistenti quanto investimenti in tecnologie volte in particolar modo allo sviluppo della medicina territoriale e che lo stesso PNRR non finanzia la spesa corrente necessaria a garantire il potenziamento delle dotazioni organiche della sanità sul territorio fondamentale per dare risposte alle collettività locali
Considerato che a livello nazionale diverse Regioni adottano un sistema sanitario che vede al centro non il pubblico, ma il privato.
Considerato inoltre che il rapporto con il mondo privato in Emilia Romagna non solo rappresenta quote molto più basse rispetto ad altre realtà ma pure a livello qualitativo è saldamente ancorato a meccanismi di convenzione che garantisco standard gestionali e di servizi di eccellenza a costi accessibili ma non centrali per la cura del malato che rimane in capo alla sanità pubblica.
Visto che al momento non c’è alcun piano complessivo rispetto alle intenzioni ed alle modalità attraverso cui la Regione Emilia-Romagna intende sviluppare il futuro della nostra sanità pubblica.
Il Consiglio Comunale invita la Regione Emilia-Romagna a:
– Presentare quanto prima un piano complessivo rispetto ai futuri assetti della sanità regionale.
– Tenere ben saldo il perno della sanità emiliano-romagnola all’interno del perimetro della res pubblica.
– Dotare le singole Aziende sanitarie di risorse sufficienti affinché siano garantiti i migliori servizi al cittadino e riconosciuti i giusti diritti al personale impegnato in questi ambiti.
Il Consiglio Comunale invita il Consiglio dei Ministri a:
– Coprire entro la fine del 2022 le restanti quote di spese sostenute o che si dovessero sostenere a livello regionale per la gestione e le ricadute della crisi covid 19 essendo altresì evidente che l’attuale finanziamento ordinario non può garantire, anche per i sensibili aumenti del costo dell’energia, quel necessario potenziamento della sanità pubblica che la pandemia ha solo accentuato.”