Martedì 21 luglio, nella sede della Pro Loco di Porto Corsini, si parlerà dei progetti che interessano le due località di Porto Corsini stessa e di Marina di Ravenna, in particolare della nuova ordinanza che l’Autorità Portuale ha annunciato di voler emettere sull’accesso alle dighe foranee dell’avamporto e ai moli guardiani del canale Candiano vietandolo alle biciclette l’ingresso.
“L’acceso dibattito che si è sollevato al riguardo merita secondo noi più di una riflessione, considerando che si tratta sì di strutture portuali, che però rappresentano da sempre mete attrattive della popolazione residente o soggiornanti da fuori territorio per finalità sociali meritevoli di protezione” affermano Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna, Massimo Fico, presidente del Comitato cittadino dei Lidi Nord, e Stefano Gardini, presidente del Comitato cittadino di Marina di Ravenna.
“Le dighe foranee, lunghe rispettivamente metri 2.250 quella di Porto Corsini e 2.450 metri quella di Marina di Ravenna (quest’ultima la più lunga d’Europa), sono frequentate, oltreché da pescatori e capannisti, anche da cicloturisti.
In ogni caso, sgombreremmo il campo dall’apposizione di tornelli sugli accessi a moli e dighe, che non sono nelle intenzioni, tanto meno espresse, dell’Autorità Portuale, in quanto sbarramenti sproporzionati rispetto a qualsiasi cautela voglia imporsi.
Si è molto insistito, da parte dei vertici istituzionali competenti, ultimo il vice-sindaco e assessore al porto nel consiglio comunale di martedì scorso, sul fatto che il divieto di accesso alle biciclette alle dighe e ai moli portuali è imposto, per ragioni di sicurezza, da un’ordinanza della Capitaneria di Porto del 2014. Essendo stato ignorato e mai fatto valere, la nuova ordinanza, ora di competenza dell’Autorità Portuale, intenderebbe semplicemente confermarlo, operando però perché sia rigorosamente osservato. È vero invece che tale ordinanza, sempre vigente, esclude esplicitamente “dal predetto divieto le biciclette”.
I cartelli apposti, che limitano l’accesso alle biciclette condotte a mano o solamente ai pedoni, non hanno nessuna legittimità, tanto che non citano alcuna ordinanza e non minacciano sanzioni.
- Tutto ciò suggerisce un approccio ragionevole al tema che concili le esigenze della sicurezza con quelle della fruibilità sociale. Al riguardo, poniamo in discussione il seguente schema, da valutare e da perfezionare o rivedere quanto si vuole, secondo cui l’accesso delle biciclette alle dighe foranee dell’avamporto e dei moli guardiani:
- è concesso, purché condotte a passo d’uomo, ai pescatori e ai titolari dei capanni posti a lato delle dighe e ai loro invitati, anche muniti del tradizionale carretto per il trasporto di attrezzi e forniture per la pesca;
- agli amanti della bicicletta per eventi organizzati da associazioni del tempo libero o della promozione o del volontariato sociale o comunque non lucrative di utilità sociale, dietro autorizzazione dell’ente pubblico preposto, soggetta a prescrizioni e al rilascio di garanzie per finalità di sicurezza e di ordine pubblico”.