Questa mattina nel piazzale della stazione ferroviaria di Borgo san Lorenzo Borgo si è tenuta la manifestazione a sostegno del potenziamento della linea ferroviaria Faenza-Ravenna-Firenze.

All’iniziativa alla quale hanno partecipato molti sindaci, rappresentanti delle municipalità lungo la linea ferroviaria Firenze-Faenza, delle Regioni Toscana ed Emilia-Romagna e tantissimi pendolari e Comitati dei viaggiatori che negli anni si sono costituiti per chiedere interventi sulla linea ferroviaria. Tra gli altri, al momento di Borgo san Lorenzo è intervenuto anche Massimo Isola, sindaco di Faenza e presidente dell’Unione faentina, di seguito il suo contributo.

L’intervento di Massimo Isola

“Siamo qui oggi per portare la voce di migliaia di cittadini che vivono al di là dell’Appennino. La linea ferroviaria che ci collega porta il nostro nome: si chiama ‘la Faentina’ perché il 23 aprile 1893 venne inaugurata questa tratta straordinaria che permise per la prima volta al treno di raggiungere il cuore della nostra città, Faenza. Firenze, all’epoca, modificò addirittura la sua stazione e ridisegnò parte del tessuto urbano per dare importanza a questa connessione. Un segnale chiaro di quanto fosse fondamentale allora e lo sia ancora oggi, per noi, mantenere un legame solido con Firenze e con l’intero sistema ferroviario nazionale. Oggi, però, ci troviamo di fronte a una realtà inaccettabile. La nostra ferrovia è stata abbandonata a una precarietà imbarazzante: frequenze insufficienti, mezzi obsoleti, infrastrutture inadeguate. Una condizione che penalizza gravemente chi vive l’Appennino, negando diritti fondamentali come il diritto allo studio, alla salute, alla mobilità e al lavoro. Se non mettiamo in condizione gli studenti dell’Appennino di vivere l’esperienza scolastica come i loro coetanei della via Emilia, non stiamo solo parlando di un servizio carente, ma di una disparità di diritti. L’alluvione che ha colpito il nostro territorio ha solo reso ancora più evidente questa fragilità. Da Marradi a Faenza abbiamo contato migliaia di frane, un disastro che ancora oggi condiziona la nostra vita quotidiana, generando paura e sconforto. Quelle ferite lasciate aperte sono il simbolo dell’indifferenza con cui il nostro territorio è stato trattato. Dopo due anni, la ricostruzione non è ancora partita e noi ci troviamo ogni giorno a dover consultare il meteo per decidere se sia possibile mandare i nostri figli a scuola o raggiungere il posto di lavoro. Non possiamo più accettarlo. Abbiamo bisogno di un piano strutturato di sviluppo e ricostruzione, di investimenti concreti sulla mobilità ferroviaria. In un Paese moderno, il treno è sinonimo di progresso, eppure in Italia, fanalino di coda in Europa su questo tema, la modernità sembra un concetto lontano. Non è più tempo di divisioni, di scaricare responsabilità o di nascondersi dietro la burocrazia. È tempo di agire. La nuova struttura commissariale deve essere in grado di avviare immediatamente i lavori necessari per garantire una ferrovia efficiente, sicura e moderna. Tutti insieme dobbiamo cambiare le cose. E possiamo farlo”.