“Ai primi di giugno e ringrazio le testate che hanno pubblicato la mia lettera (ringrazio  le testate  giornalistiche che pubblicheranno anche questa mia seconda lettera) sulle difficoltà e diciamo così disfunzioni, del sistema sanitario all’ospedale e sul tipo di intervento che è stato fatto diciamo in malo modo nei confronti di mia madre una paziente fragile di 89 anni che ha portato una dimissione anticipata che è stata motivo di ulteriore criticità e di ritorno dopo 24 ore in ospedale.
Una volta pubblicata quella lettera, che comunque senza pretese ha fatto anche un po opinione pubblica.

Pochi giorni dopo è venuta da me la primaria di medicina la dottoressa Sama, a mia sorpresa, così è cominciato senza esclusività, un confronto e un modo di programmare e prendersi cura della non salute di mia madre con l’intervento come equipe medica, della  dottoressa Catenaro, Emiliani e Servadei e anche della stessa primaria.

Con loro c’è stata un confronto quando a turno erano presenti in reparto, su come programmavano le indagini, le terapie la farmacopea e come attivarsi come equipe integrata nei vari ruoli e nei vari modi professionali.
Parlo degli infermieri, delle oss, di  più giorni di ricovero in ospedale, dopo quella affrettata dimissione anche rischiosa del 25 maggio.
Si è costruito insieme ognuno nei propri ruoli e nelle proprie differenze uno scambio nei confronti, sia a livello umano che professionale dentro la realtà di una paziente fragile come mia madre.
Un lavoro quotidiano capace di affrontare le diverse criticità fisiche e anche psicologiche e di cura, di mia madre.
Questo è valso anche per me, certo non dal punto di vista terapeutico o farmacologico, ma per la condizione di relazione e di confronto e di scambio e di supporto che è stato un patrimonio importante anche per rivedermi e ridiscustere anche con me stesso, perché anch’io ho vissuto un ospedalizzazione, che non dovrebbero toccare i cosiddetti sani ma che diventa invece problematica in una continuità temporale dove si trovano sofferenze e dove anche la propria sofferenza è di casa.
Quindi il mio ringraziamento è sincero a tutta la equipe in medicina quarto piano, in tutti i loro ruoli e il mio sostegno al servizio sanitario pubblico per quello che può servire.
Un  sostegno pieno, per i diritti e la dignità tutte le persone, dei pazienti dei loro cari, dei professionisti che ci lavorano nelle diverse responsabilità e per questo motivo bisogna che pur mantenendo una propria criticità di osservazione e di pensiero come cittadini; venga il sistema pubblico sanitario quindi  anche l’ ospedale sempre più rinforzato, valutato, aiutato e finanziato.
Perché come da indagine di Nomisma di alcuni giorni fà nella nostra regione, una criticità forte e rilevata dai cittadini e dalle cittadine è quella del servizio sanitario pubblico è anche quello socio assistenziale.
Un sistema sanitario pubblico e ospedaliero, non solo per l’efficienza e le terapie, la deontologia e la capacità professionale e le tempestive risposte diagnostiche, ma soprattutto per l’importanza del suo patrimonio che deve essere e restare sempre più il riferimento per una salute pubblica ed individuale.”
Ivano Mazzani