Pubblichiamo una lettera giunta in redazione:
«Sono una mamma di 4 figli, dai 4 ai 13 anni da sempre impegnata nei temi di ecologia e pacifismo. Sono molto preoccupata per il clima di intolleranza, esclusione e divisione provocata dall’introduzione del Green Pass. Un clima difficile per gli adulti, immaginiamo per i ragazzini. Vorrei che tutti ci mettessimo nei panni di un ragazzino che si chiede continuamente se è adatto, se può o non può entrare in quel posto, che sa di essere escluso da una marea di luoghi. Un tredicenne non vaccinato (scelta legale) ad oggi non può entrare liberamente in biblioteca, piscina, musei, non può andare a mangiare una pizza seduto con gli amici. Dal 6 dicembre non potrà entrare al cinema neppure col tampone. Dal 6 dicembre non potrà prendere più il treno o il bus per andare a scuola se non ha il Green Pass.
Qualche giorno fa con la mia famiglia eravamo nella stazione di Firenze Santa Maria Novella, davanti alla libreria Feltrinelli.
Nostro figlio tredicenne stava per entrare (adora i libri) poi lo vedo esitare, fermarsi e girarsi.
E chiedermi confuso: “Ma io posso entrare?”
Io rispondo “e certo, in libreria ancora puoi entrare!”. Ma dentro mi si stringe il cuore. Vedere un ragazzino esitare davanti ad una libreria pensando se può o meno entrare in base a certificati e lasciapassare, è segno di una civiltà in profonda crisi.
A 13 anni non ci capisci più niente tra tutti questi decreti, tra Green Pass, Super Green Pass e Iper Green Pass, sai solo che sei un cittadino di serie B e non sei ben accetto in una marea di posti.
E ormai, davanti ad ogni luogo, vetrina o porta, resti titubante, e ti chiedi.
“Io posso entrare?“»