“Al/la dirigente
Ai docenti
Al consiglio d’istituto
In Cc al Garante Infanzia e Adolescenza regione Emilia Romagna
Gentilissime/i,
siamo un gruppo eterogeneo di genitori; abbiamo fatto scelte diverse riguardo al vaccino, sia per noi stessi, sia per i nostri figli, ma condividiamo i valori di pace, rispetto ed eguaglianza, e li trasmettiamo ogni giorno ai nostri figli. Nessun essere umano è inferiore all’altro e niente giustifica la discriminazione di un gruppo sociale.
Per questo siamo convinti che bambini e ragazzi ai quali è garantito per legge il diritto allo studio, dovrebbero poter entrare a scuola senza Green Pass. Il nuovo decreto distingue tra vaccinati e non vaccinati a partire da 5 casi positivi (per scuole primarie) e 2 casi (per le scuole secondarie). Permette ai primi di rientrare a scuola in caso di positivi in classe, mentre impedisce ai secondi di frequentare, lasciandoli a casa in didattica a distanza (DDI). Non capiamo come sia possibile che a dei bambini sani venga impedito di frequentare le lezioni se non vaccinati, mentre a quelli vaccinati sia consentito frequentarle, a prescindere dal loro stato di salute (potrebbero essere positivi asintomatici). Eppure, sappiamo che i vaccini, pur essendo efficaci nel prevenire le forme gravi, non impediscono al virus di infettare e trasmettere a terzi. È quanto emerge da trials, bugiardini, e studi scientifici (il più recente è quello comparso sul Lancet “Transmissibility of SARS-CoV-2 among fully vaccinated individuals” Carlos Franco-Paredes). Sappiamo anche che tra le fasce più giovani della popolazione, la malattia Covid 19 non ha generalmente un decorso grave (dati ISS). Facciamo quindi una richiesta per agevolare gli insegnanti e garantire a tutti lo stesso trattamento, perché siamo convinti che non giovi a nessuno spezzare la classe, né agli alunni, né agli insegnanti costretti a gestirsi tra quelli in presenza e quelli online. Noi ne facciamo una questione etica: la scuola, che tanto professa l’inclusione e l’integrazione si lascia sopraffare da regole senza fondamenti né scientifici, né costituzionali, cadendo nella trappola della discriminazione.
Con che credibilità pensate di poter parlare ai bambini la prossima volta che dovrete toccare l’argomento?
Mentre il resto del mondo cerca di uscire da questa situazione e il Consiglio d’Europa invita tutti i paesi a garantire che nessun cittadino venga discriminato se non è vaccinato, qui si discriminano persino bambini di 10 anni.
Inoltre, con le nuove regole, i bambini si ritrovano in classe per 10 giorni, per 8 ore al giorno con mascherine FFP2, che secondo lo studio condotto da Altroconsumo non sono a norma per i bambini. “Le Ffp2 sono mascherine pensate e omologate solo per gli adulti e la loro capacità polmonare, e quelle che vendono “per bambini” non sono altro che taglie small dei dispositivi che usano i grandi. Altroconsumo chiede alle istituzioni di ripensare all’obbligo per i più giovani di portare questi
dispositivi troppo a lungo.” ( https://www.altroconsumo.it/salute/dal-medico/speciali/ffp2-bambini).
Quindi, ricapitoliamo, classe divisa, discriminazione, finestre aperte in pieno inverno per cambiare l’aria, distanziamento sociale e mascherine FFP2 non adatte ai bambini.
Abbiamo sempre creduto nella scuola pubblica, ma ora ci chiediamo: che scuola è questa? Dove sono finiti i diritti dei bambini? Chi si occupa del loro benessere psico fisico (che non è solo impedire il contagio di un virus)?
Ci auguriamo che possiate comprendere lo sconforto di noi genitori, e seguire l’esempio dei dirigenti e docenti della regione Veneto che hanno scritto al Ministero dell’Istruzione, (https://www.qdpnews.it/veneto/veneto-insegnanti-e-dirigenti-scolastici-contro-la-distinzione-tra-alunni-vaccinati-e-non-e-inaccettabile) oppure della provincia di Trento invece si è rifiutata di imporre questa folle norma e ha deciso in autonomia. (https://www.orizzontescuola.it/dad-solo-per-non-vaccinati-a-trento-e-bolzano-si-fa-diversamente-via-le-distinzioni-fra-alunni/).
A nostro parere questa è chiaramente una discriminazione, una scelta politica e non sanitaria. E non possiamo esserne complici.
Ci auguriamo che non perdiate mai di vista che inclusione e integrazione non si riferiscono soltanto
al colore della pelle o alla religione, ma anche al pensiero e alle scelte di ciascun essere umano.
Cordialmente