Ha un’età media di 45 anni, ha forti aspettative professionali e sempre più spesso si mette in gioco per scelta e non per necessità. Resiste più della media alle ‘intemperie’ del mercato mentre la sua dimensione ideale si conferma quella della piccola impresa. E’ questo l’identikit della donna imprenditrice a capo di una delle 8.018 aziende ‘in rosa’ presenti in provincia di Ravenna che emerge dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio. A Ravenna, dunque, le imprese “in rosa” confermano di avere una marcia in più di quelle dei colleghi uomini e, nonostante i colpi della crisi, aggravata dalle restrizioni per la pandemia, segnano un calo del -0,39% (pari a 31 attività in meno rispetto al 2019), una perdita ancora contenuta ed inferiore a quella delle imprese non femminili, che segnano -1,12%.
“La partecipazione delle donne alla vita produttiva, attraverso l’impresa, è una risorsa imprescindibile per contribuire a rilanciare la crescita ed il benessere del Paese e del territorio ravennate”. Questo il commento del commissario straordinario della Camera di commercio di Ravenna, Giorgio Guberti, ai dati dell’Osservatorio. “Purtroppo, ha proseguito Guberti, nonostante le donne costituiscano la spina dorsale del Paese, sono ancora molti gli ostacoli limitano l’espressione della loro creatività e professionalità nel mondo del lavoro. Credo che nelle iniziative che si stanno discutendo per sostenere lo sviluppo, una grande attenzione vada posta a tutti quegli strumenti, innanzitutto di welfare ma anche di tipo finanziario, che possono facilitare l’impegno delle donne nelle attività economiche. La Camera di commercio di Ravenna ha investito in questa direzione e continuerà a farlo, sia mantenendo accesi i fari sul fenomeno, sia sostenendo il lavoro del Comitato per l’imprenditoria femminile”.
In provincia, di Ravenna, dunque, le imprese guidate da donne sono il 20,94% (a fronte del 21,98% dell’Italia e del 20,81% dell’Emilia-Romagna) del totale delle imprese. E sebbene il tessuto produttivo femminile resti comunque mediamente “più giovane” di quello maschile, le aziende guidate da donne con meno di 35 anni riducono la loro consistenza a 700 unità (-18 rispetto all’anno prima), rappresentando, ora, l’8,7% del totale, mentre nel 2019 erano l’8,9%. Agricoltura, Commercio e Attività di alloggio e ristorazione scontano gli effetti più pesanti della pandemia: in termini di saldo, 20 sono le imprese femminili agricole in meno rispetto al 2019 (-1,9%), 16 quelle commerciali (-0,8%) e 10 le imprese femminili delle attività legate al turismo (-0,9%). In terreno negativo, inoltre, le Attività artistiche, sportive e di intrattenimento (-6 unità, pari a -3,2%, la variazione percentuale rispetto al 2019), le Attività manifatturiere (-5, pari al -1%), le Attività di servizi (-4, pari al -0,4%), l’Istruzione (-3, pari al -9,4%), l’Edilizia e le Attività professionali (- 2 imprese femminili in meno, pari al -0,8%). Crescono i settori del Noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (+14 unità, pari al +4,6%) e le Attività immobiliari (+14, pari al +3,1%).
A livello comunale, la contrazione più elevata in termini assoluti viene rilevata nei Comuni di Faenza (-15), Russi (-10), Cervia (-9) e Conselice (-8). Si registrano invece saldi positivi nel Comune capoluogo (+14), a Castel Bolognese, Lugo, Massa Lombarda, Riolo Terme, S. Agata sul Santerno e Solarolo. Il Comune con più imprese femminili si conferma Cervia, che fa registrare un tasso di femminilizzazione pari a 23,33%.