Dopo la stroncatura a più riprese del progetto CCS (cattura e stoccaggio di CO2), Ravenna riprova a candidarsi “Capitale del Fossile”: poco tempo dopo le dichiarazioni del primo cittadino ravennate a proposito del cosiddetto pacchetto energia, ovvero quattro proposte di cui tre incentrate sull’industria fossile e solo una sulle rinnovabili, arriva in questi giorni la proposta del governatore Stefano Bonaccini di candidare l’Emilia-Romagna per ospitare sulle sue coste uno dei due FRSU, ovvero le navi rigassificatrici commissionate a SNAM.
“Ancora una volta l’esacerbazione del conflitto russo-ucraino ci pone davanti la fragilità energetica del nostro Paese, che sta compiendo gravi passi indietro sul fronte della transizione.” – afferma Legambiente Emilia-Romagna – “Ci auguriamo che certe decisioni non vengano prese a cuor leggero, o addirittura con toni trionfalistici. Stiamo pagando alto il ritardo negli investimenti sulle rinnovabili”.
La scelta di accogliere il rigassificatore potrebbe rivelarsi un cavallo di Troia nella strategia energetica a medio termine della regione Emilia-Romagna:gli obiettivi del patto per il clima ed il lavoro(100% rinnovabile al 2035) così come gli obiettivi indicati all’interno del Piano Energetico Regionale(27% di rinnovabile sui consumi finali e -40% di emissioni di CO2 al 2030) richiedono di avviare già ora un processo di totale de-metanizzazione ed elettrificazione dei consumi sul territorio regionale.
La crisi energetica ha evidentemente messo in difficoltà i decisori politici, che tuttavia in questi giorni propongono di rispolverare progetti basati soltanto sulle fonti fossili. Alcuni di questi progetti sono al centro delle proposte del sindaco di Ravenna: oltre all’installazione del rigassificatore ha infatti proposto l’avvio di nuove attività estrattive di gas oltre le 12 miglia nell’Adriatico e l’investimento in tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2.
“La situazione emergenziale che stiamo affrontando non deve dare linfa vitale a idee del passato, strategicamente errate e inefficienti”, commenta Legambiente, “ma dev’essere il volano per il rilancio energetico della nostra regione. Non vanno persi di vista gli obiettivi essenziali: efficientamento energetico, elettrificazione dei consumi e diffusione degli impianti per la produzione di energia da rinnovabili.”
Rinnovabili che trovano un piccolo spazio fra le righe delle proposte di de Pascale: l’unica eccezione al business-as-usual del fossile fra le 4 proposte è infatti il timido sì alla Realizzazione di un parco eolico offshore da 600MW di potenza con impianto fotovoltaico galleggiante annesso da 100MWp
“Da anni sosteniamo la realizzazione degli impianti eolici sulla costa romagnola, a Ravenna come a Rimini”, ricorda Legambiente. “Se si avviasse un processo di decommissioning delle piattaforme fossili oggi esistenti, parallelamente a una vera transizione energetica, la Romagna potrebbe giocare un ruolo chiave nel raggiungimento degli obiettivi energetici della regione e del paese. Purtroppo, si tratta di un potenziale ancora ignorato e vittima degli interessi a breve termine dei soggetti economici locali, decisamente legati all’estrazione del fossile e a un turismo non sostenibile.”
“Oggi è previsto un summit in regione con Cingolani e possiamo già prevedere le proposte che Bonaccini e De Pascale porteranno al Ministro, prima fra le quali il rilancio di nuove attività estrattive oltre le 12 miglia. Si tratta di operazioni che si riveleranno inutili, dato che le tempistiche ed i costi non potranno mai essere competitivi rispetto alla realizzazione di nuovi impianti a fonti rinnovabili. Al contrario, il Governo ritiene essenziale puntare su un mix energetico, dando maggior respiro a nuovi impianti rinnovabili. Continuare imperterriti con la politica energetica del passato è la prova definitiva che si sta sfruttando il periodo emergenziale per soddisfare le esigenze delle industrie del fossile”, conclude Legambiente.