Cosa c’entra un “open air party” con le aree di riequilibrio ecologico? Lo chiede il circolo Legambiente A. Cederna dopo l’evento organizzato sabato sera al “Bosco di Fusignano” dall’Unione dei Comuni della Bassa Romagna per “passare una serata in compagnia a contatto con la natura”. Già l’assembramento di auto all’ingresso sembrava confermare l’adagio secondo cui tutti vogliono tornare alla natura, ma nessuno vuole andarci a piedi; un cordone luminoso lungo buona parte del bosco portava poi alla radura in cui era stato organizzato l’evento, con musica che si propagava ben oltre il bosco, bar e luci colorate fino a tarda ora.
“Un evento che potrebbe andar bene in una piazza o in un giardinetto qualunque – ha dichiarato Yuri Rambelli, presidente del circolo Legambiente A. Cederna – ma non capiamo cosa c’entri con un’area protetta come il Bosco e come si possa pensare di valorizzarla e tutelarla con interventi di questo tipo”.
Il “Bosco di Fusignano” fa infatti parte dell’area di riequilibrio ecologico “Canale dei Mulini di Lugo e Fusignano”, una particolare tipologia di area protetta che la legge regionale 6 del 2005 definisce “aree naturali o in corso di rinaturalizzazione, di limitata estensione, inserite in ambiti territoriali caratterizzati da intense attività antropiche che, per la funzione di ambienti di vita e rifugio per specie vegetali ed animali, sono organizzate in modo da garantirne la conservazione, il restauro, la ricostituzione”.
Si tratta quindi aree di particolare interesse e valore, proprio per la loro collocazione ai margini dei centri abitati e che richiedono quindi particolare cura e forme di tutela e valorizzazione. Aree che vanno fatte conoscere, ma in cui bisognerebbe entrare “in punta di piedi”. Le linee guide emanate dalla Regione Emilia-Romagna per queste aree parlano infatti di conservazione, tutela e ripristino degli ecosistemi e degli habitat naturali e seminaturali e della diversità biologica in tutte le sue forme, di promozione della conoscenza del patrimonio naturale e delle identità storico culturali rappresentate, di fruizione dell’area indirizzata alla scoperta e al godimento degli ambienti naturali e di educazione ambientale. Allo stesso modo viene rimarcata la necessità di vietare o regolamentare con molta attenzione tutte quelle attività che possano arrecare danno o disturbo all’area, quali ad esempio trasformazioni edilizie, raccolta, danneggiamento e asportazione della flora spontanea, abbandono di rifiuti e produzione di suoni e rumori molesti; introduzione di specie vegetali non appartenenti alla flora spontanea tipica dei luoghi e di specie animali estranee agli ecosistemi esistenti o attività sportive a carattere agonistico.
“Avremmo quindi capito se fosse stata organizzata un’attività di scoperta delle specie arboree presenti nel bosco, o un’iniziativa per raccontare la storia dell’antico “Bosco del Marchese” – ha concluso Rambelli – ma francamente non capiamo cosa c’entri un party all’aria aperta con la tutela della biodiversità e del patrimonio storico, culturale e naturalistico di quest’area”.