Molto scalpore ha destato la notizia che quest’anno per la limitazione dell’inquinamento sia previsto anche il blocco dei diesel euro 4, ma queste misure sono davvero efficaci? E soprattutto cosa si fa davvero per lo sviluppo della mobilità collettiva, del trasporto pubblico ed ecosostenibile che dovrebbe rappresentare la vera alternativa all’auto privata?
“L’area molto ristretta in cui è prevista la limitazione del traffico già pone seri interrogativi sull’effettiva efficacia di questi provvedimenti – ha commentato Yuri Rambelli, presidente del circolo Legambiente A. Cederna – come ampiamente dimostrato infatti le polveri sottili si muovono molto facilmente sul territorio, quindi limitare il traffico a poche strade del centro storico di Lugo, mentre in tutto il resto del territorio dell’Unione dei Comuni si prosegue come prima difficilmente potrà migliorare la qualità dell’aria”.
A ciò si aggiunga la reale portata del “blocco”: il provvedimento infatti prevede lo stop alla circolazione in centro per le auto a benzina pre euro 2 (quindi con oltre 20 anni di anzianità) e diesel pre euro 5 (immatricolate prima di settembre 2009). Come se ciò non bastasse a ridurre ulteriormente il numero di veicoli effettivamente interessati dal blocco, sono previste poi tutta una serie di deroghe per chi accompagna i bambini a scuola, chi ha basso reddito, lavoratori in turno e tutta una serie di veicoli speciali (emergenza e soccorso), trasporto pubblico, trasporto disabili, prodotti deperibili, farmaci, stampa periodica, trasporto merci diretti a ospedali, scuole e cantieri, veicoli con almeno 3 persone a bordo e così via.
Desta poi particolare perplessità la nota secondo cui “in caso di sforamento di primo livello (per quattro giorni consecutivi) e/o di secondo livello (per dieci giorni consecutivi) registrati da Arpae verranno adottate ulteriori misure emergenziali” dato che consultando il sito di Arpae, nella zona non è presente alcuna centralina per il monitoraggio degli inquinanti: come verrà allora accertato lo sforamento? L’unico dato disponibile è quello della centralina “Ballirana”, nelle campagne di Taglio Corelli a nord di Alfosine, lontano quindi dai centri urbani e dal traffico.
Manca invece in queste misure un serio piano di rilancio del trasporto pubblico. Legambiente continua perciò a puntare il dito contro un modello di mobilità non sostenibile: è invece necessario investire in trasporto pubblico, itinerari ciclopedonali protetti, coerenti e completi (non qualche centinaio di metri di piste ciclabili che non portano da nessuna parte) e più verde nei centri abitati, data la nota capacità delle piante di assorbire e filtrare gli inquinanti. Naturalmente si tratta di misure che richiedono tempo, ma se non si comincia mai…