In Emilia-Romagna peggiora il clima di fiducia nell’economia regionale, con produzione ed export che registrano una frenata, anche se meno marcata rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. 
    Sono questi i dati che emergono dall’analisi della congiuntura in Emilia-Romagna presentata da Unioncamere, Intesa Sanpaolo e Confindustria.

A pesare, come fa notare il presidente regionale di Unioncamere, Valerio Veronesi, è “l’effetto Pordoi”, che richiama la difficile tappa alpina del Giro d’Italia.
“Le grandi aziende italiane non riescono a tenere il gruppo di testa delle aziende europee che investono, le piccole non tengono il passo delle grandi”, avverte Veronesi analizzando i dati insieme alla direttrice di Intesa Sanapolo per l’Emilia-Romagna e Marche, Alessandra Florio, e al presidente regionale della Piccole industria di Confindustria, Andrea Pizzardi. Anche il mancato decollo finora di Industria 5.0 ha bloccato alcuni investimenti.
Tra aprile e giugno la produzione ha registrato un -2%, fatturato e ordini si sono attestati a -2,8%, flessione attribuibile per oltre un terzo al rallentamento dei prezzi industriali. Avanza il settore alimentare (produzione +0,8%, fatturato, +1,8% gli ordini esteri). Male la moda (fatturato -6,7%, -8% la produzione). Soffre anche la meccanica, con i ricavi in calalati del 5,6%, la produzione scende del 4,1%, gli ordini del 5,7%. Segni meno anche per la meccanica (-3,5% fatturato, -3,5% ordini). Anche le esportazioni registrano una flessione del -1,5% rispetto al primo semestre del 2023. A soffrire maggiormente è l’industria della lavorazione dei metalli (-8,6%), ma anche per chi produce macchinari (-5,9%) Nonostante l’andamento negativo dell’economia, l’occupazione nell’industria continua a crescere: +0,5% con 2.795 occupati in più (il totale è 571.000).

(ANSA)