Appello di Gianfranco Spadoni vice-presidente Lista per Ravenna e imprenditore “Si è abbattuta sulle imprese italiane, a seguito dell’emergenza coronavirus, una tremenda crisi gestionale e finanziaria, che rischia di travolgere l’intero sistema economico del paese. È di ieri la notizia che la Camera di Commercio di Ravenna devolverà un milione ad un fondo dell’Unioncamere regionale, destinandolo a sostenere l’accesso al credito delle imprese ravennati col versamento di contributi fino a 15 mila euro. Serviranno a ridurre a tasso zero gli interessi dei finanziamenti richiesti, che comunque devono essere restituiti entro tre anni. Una boccata d’ossigeno per le aziende, molte delle quali versano però in terapia intensiva. Fa inoltre pensare che questa somma è stata impegnata intaccando l’avanzo patrimoniale dell’ente, anziché riformandone profondamente il bilancio di esercizio. Un bilancio che, anche per il 2020, appare decisamente inaccettabile, ben oltre quanto Lista per Ravenna ha denunciato nei due anni precedenti, essendosi nel frattempo abbattuto anche sull’economia della nostra provincia, il terremoto del Covid 19
Mi rivolgo dunque alle associazioni d’impresa di tutte le categorie locali affinché si riprendano in mano la Camera di Commercio, essendone i legittimi proprietari, non la politica. Lo sono perché ne compongono interamente il consiglio di amministrazione, eleggendo il presidente e il vice-presidente, espressi rispettivamente dal commercio e dall’artigianato; ma soprattutto perché il bilancio camerale è pagato in misura stragrande dalle imprese iscritte, in particolare coi diritti annuali e di segreteria. Parliamo, per il 2020, di entrate camerali per 6,15 milioni, di cui solo “1,37 milioni a favore delle imprese” (detto dal presidente camerale): in sostanza “spese promozionali” di efficacia discutibile. Tre milioni, quasi mezzo bilancio, sono destinati a finanziare il nuovo palazzetto dello sport a fianco del De André, scelta che Lista per Ravenna, unica in consiglio comunale, ha denunciato più volte, tra il 2018 e dicembre 2019, come distorsiva rispetto al supporto alle imprese, di cui la Camera di commercio dovrebbe essere il motore. Questa decisione, assunta nel 2018, rispose infatti non ad una richiesta delle imprese, ma, come si leggeva nella relazione al bilancio, ad una indebita “chiamata” politica. Ora è un insulto, che le associazioni d’impresa hanno il diritto/dovere di cancellare, destinando immediatamente quei soldi al salvataggio e alla ripresa del sistema produttivo locale.
Ma di cosa stiamo parlando? L’anno scorso si è avuto un crollo ulteriore delle imprese progressivamente in atto da un decennio, dettagliato da Lista per Ravenna già nel 2018. I dati disponibili del 2019, da gennaio a settembre, dimostrano un calo di 738, tra società di persone, ditte individuali, cooperative e consorzi, che ha colpito soprattutto il commercio (-182), l’agricoltura (-124), l’industria (-83), le costruzioni (-71) e gli alloggi-ristorazione (-63). Se non si cambia passo radicalmente, il coronavirus ridurrà a cimitero le imprese, mettendo al lastrico centinaia di famiglie che vi lavorano da imprenditori e da dipendenti.
Oltre ai tre milioni di ritorno a casa dal palazzetto dello sport, serve dunque un altro atto di giustizia. Cancellare l’aumento del 20% del diritto annuale versato dalle imprese, deliberato dalla Camera di commercio anche sul bilancio 2020, pari a 760 mila euro. Giustificato come “attuazione di ‘politiche strategiche nazionali’ in tema di sviluppo economico e di servizi alle imprese”, non se ne vede l’ombra. “