Nella notte fra il 7 e l’8 luglio 1945 la contessa Beatrice Manzoni, i tre figli, la domestica e il cane di famiglia furono uccisi e i corpi nascosti, ritrovati solo 3 anni più tardi. Erano giorni bui nel dopoguerra. Un migliaio sembra che siano le persone scomparse in Bassa Romagna dopo la Liberazione. Furono invece poco più di una dozzina le persone condannate per l’eccidio, ex partigiani, spinti probabilmente da vendette personali. Per 3 secoli i Manzoni governarono sulle terre fra Lugo e Conselice, amministrando la giustizia come la si amministrava in quel periodo. Metà della famiglia aderì al fascismo e alla Repubblica di Salò, metà sposò la battaglia antifascista. Senza dubbio, nel dopoguerra, la famiglia ricevette garanzie sulla propria incolumità che poi non furono rispettate. Ad inasprire gli animi anche la richiesta dei contadini di entrare in possesso della terra coltivata per anni. Oggi, l’intera vicenda è raccontata in diversi libri, fra i quali “Il caso Manzoni” scritto da Fabio Mongardi. Il testo diventa ora uno spettacolo teatrale, che andrà in scena al Masini, grazie al Gruppo “Angelo Solaroli”, domenica 1 dicembre