Anche quest’anno RAI è al fianco di Ravenna Festival lungo Le vie dell’Amicizia, lo speciale progetto che anno dopo anno, dal 1997, visita luoghi simbolo della storia antica e contemporanea e invita al dialogo attraverso il linguaggio universale della musica. Sin dall’ormai storico concerto a Sarajevo, le telecamere RAI hanno sempre ripreso gli straordinari appuntamenti diretti dal Maestro Riccardo Muti, il cui generoso gesto ha unito, quest’anno, musicisti italiani e giordani a Ravenna, Jerash e Pompei. Sabato 5 agosto, alle 23.20 (dal giorno successivo anche su raiplay), RAI 1 trasmette il concerto registrato lo scorso 11 luglio nel Teatro Grande dell’antica Pompei con Muti alla guida dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e del Coro Cremona Antiqua, preparato da Antonio Greco, a cui si sono uniti musicisti giordani per il II atto da Orfeo ed Euridice di Gluck con il controtenore Filippo Mineccia, “Casta diva” dalla Norma di Bellini con il soprano Monica Conesa e il Canto del destino di Brahms. A queste pagine si intervallano momenti musicali dal Medio Oriente, affidati agli artisti siriani Mirna Kassis e François Razek-Bitar e alle voci giordane Ady Naber e Zain Awad, così completando l’omaggio allo spirito di fratellanza del popolo giordano, che nell’ultimo decennio ha accolto centinaia di migliaia di profughi, soprattutto dalla Siria. Il progetto Le vie dell’Amicizia è sostenuto dal Ministero della Cultura e dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale; l’appuntamento a Pompei – organizzato grazie alla collaborazione con il Parco Archeologico di Pompei e con RAI Cultura – è stato interamente finanziato da Caruso, A Belmond Hotel di Ravello.
Nell’anno in cui il Festival ha colto l’occasione del centenario della nascita di Calvino per intitolare la propria XXXIV edizione Le città invisibili, il fil rouge del comune passato romano e del patrimonio archeologico lega due città a lungo sepolte– l’una dalla cenere del Vesuvio, l’altra dalle sabbie del deserto – a Ravenna, il cui porto di Classe l’imperatore Augusto scelse per la flotta del Mediterraneo orientale. Lo Schicksalslied di Brahms, già parte del programma dell’ormai storico primo concerto dell’Amicizia a Sarajevo, è una meditazione sul destino, sul divino e sul mistero della morte. Il dubbio insolubile si fa musica anche nella partitura dell’Orfeo ed Euridice di Gluck e attraversa la preghiera di Norma alla luna; una risposta si leva forse nell’estatica luce che chiude il canto di Brahms, quasi un messaggio di redenzione e di speranza. Ombre e luci, rapimento e preghiera si intrecciano anche nei brani proposti dai cantanti siriani e giordani. Apparve fluttuante, tradizionale canto arabo, è una contemplazione della bellezza della persona amata, mentre l’amore per la terra natia è al centro di Raccontami del mio paese dei fratelli libanesi Assi e Mansour Rahabani. La compositrice Dima Orsho ha creato I dimenticati sulle rive dell’Eufrate su un’antica poesia siriana tramandata oralmente nella regione di Jazeera, fra Tigri e Eufrate.