L’Italia è il Paese con l’età media dei medici più alta, 56 anni, e fra qualche anno le aziende sanitarie non sapranno come tamponare il buco dato dai prossimi pensionamenti. Tiziano Carradori, direttore generale dell’Ausl Romagna, in queste settimane impegnato in vari incontri nei consigli comunali o nelle commissioni consiliari dei comuni di pertinenza, come avvenuto a Ravenna prima e a Faenza poi, non traccia un futuro roseo per la sanità italiana. Anche a fronte, d’altronde, dei finanziamenti riservati alla Sanità. Negli Stati Uniti sono 3 volte superiori. In Svizzera, Olanda e in Germania quasi il doppio. In Italia, dopo la pandemia, è stata prevista una riduzione degli investimenti in sanità che aumenterà nel corso dei prossimi anni.
Di fronte a questo scenario, Carradori da tempo avanza diverse proposte per una parziale riforma del sistema nazionale italiano e verosimilmente tornerà a chiedere al nuovo Governo nuove normative per agevolare l’ingresso dei giovani laureati nel sistema sanitario. Oggi, ad esempio, un medico neolaureato, ottenuta l’abilitazione, può essere assunto dal sistema sanitario privato accreditato, svolgendo in pratica un compito analogo ad un medico del sistema pubblico, ma non può essere assunto dallo stesso sistema pubblico. Una contraddizione che da tempo si chiede di correggere.