Inaugura domenica 20 febbraio alle 16.00 la mostra fotografica “Le conseguenze – I femminicidi e lo sguardo di chi resta”, allestita a Palazzo Rasponi dalle Teste, in piazza Kennedy 12 a Ravenna, con gli scatti realizzati da Stefania Prandi, scrittrice e fotografa, autrice dell’omonimo volume che raccoglie le testimonianze dei sopravvissuti ai femminicidi: figli e figlie, ma anche genitori, fratelli e sorelle, vittime secondarie della forma più estrema di violenza di genere.
L’esposizione è dedicata ad Elisa Bravi, la 31enne di Glorie di Bagnacavallo, uccisa dal marito nel dicembre 2019.
Sarà visitabile dal 20 al 27 febbraio dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 18, il sabato e la domenica dalle 10 alle 18. Dopo Ravenna, approderà a Palazzo Vecchio di Bagnacavallo (piazza della Libertà 5), dove resterà allestita dall’1 al 6 marzo.
L’evento inaugurale sarà aperto da Giovanna Piaia, presidente dell’associazione Dalla Parte dei Minori, poi la giornalista e scrittrice Carla Baroncelli dialogherà con Stefania Prandi. Uno dei momenti più attesi vedrà l’intervento di alcuni familiari di vittime di femminicidio, che porteranno la loro testimonianza su cosa significa affrontare le conseguenze dell’evento traumatico che ha stravolto le loro esistenze: Giovanna Ferrari, madre di Giulia Galiotto, uccisa dal marito nel 2009 con un sasso e Livio Cancelliere, fratello di Stefania, anche lei uccisa dal marito a colpi di mattarello nel 2012. Saranno introdotti dalla presidente di Linea Rosa Ravenna, Alessandra Bagnara. Ci sarà anche un intervento dell’avvocata di Linea Rosa, Cristina Magnani, presidente del coordinamento dei Centri Antiviolenza dell’Emilia Romagna. Per il Comune di Ravenna porterà i saluti dell’Amministrazione l’assessore alla cultura, Fabio Sbaraglia.
Le fotografie in mostra sono state realizzate durante le interviste condotte da Stefania Prandi per realizzare il libro, un reportage lungo tre anni, che riporta le parole di chi resta e continua a subire, giorno dopo giorno, gli esiti drammatici della violenza di genere.
Familiari costretti a resistere tra spese legali, umiliazioni nei tribunali, clichè che finiscono per imputare alla vittima la colpa della sua propria uccisione. Per cercare di sopravvivere ad un dolore che non ha fine e dare un senso alle loro vite straziate dal lutto, in molti hanno intrapreso battaglie pubbliche: c’è chi scrive libri, chi organizza incontri nelle scuole, chi lancia petizioni o raccoglie fondi. Azioni con lo scopo di spiegare che i femminicidi sono fenomeni con radici culturali e sociali profonde, che nascono da un senso di proprietà e dominio degli uomini sulle donne, ancora purtroppo molto diffusi.
Saranno esposti anche alcuni disegni del concorso “Un disegno contro la violenza: educhiamoli al rispetto” rivolto ai bambini della Scuola Primaria e organizzato nel giugno dello scorso anno dal Servizio Diocesano Tutela Minori.
La mostra è promossa e finanziata dall’associazione Dalla Parte dei Minori odv, in collaborazione con Casa delle Donne di Ravenna, i centri antiviolenza della provincia di Ravenna, Linea Rosa, Demetra e Sos Donna, Udi e associazione Una panchina per Elisa. Ha il patrocinio del Comune di Ravenna e del Comune di Bagnacavallo.
È parte integrante e approdo conclusivo del percorso formativo “Violenza assistita ed estreme conseguenze”, organizzato dal 3 febbraio al 10 marzo online dall’associazione Dalla Parte dei Minori, con lo scopo di incrementare le competenze professionali nell’assistenza, cura e tutela dei bisogni e dei diritti degli orfani di femminicidio e per questo è rivolto a professionisti sociali, sanitari, giudiziari, forensi e alle operatrici dei Centri Antiviolenza.