Sabato 19 ottobre 2019 alle ore 17.30, si terrrà inaugurazione della mostra di Flaminia Mantegazza “La speranza è in ogni tessera” (carte lavorate) alla Bottega Bertaccini.
La mostra resterà aperta fino al 30 novembre nei seguenti orari: 9.30-12.30 / 15.30-19.30 (chiuso domenica e lunedì mattina).
Alle ore 19.00, dopo l’inaugurazione, verrà effettuata una visita guidata alla collezione delle opere di arte contemporanea del MuST (Museo Settore Territorio) in Via Zanelli 4 a Faenza.
L’artista brasiliana Flaminia Mantegazza ha un legame speciale con la nostra città. Dallo scorso anno il Museo del Settore Territorio ospita la sua opera “Mappa delle emozioni della città”, una enorme tela di 5 metri per 3 a tecnica mista con carta di recupero.
Ora torna a Faenza per inaugurare la sua nuova mostra “La speranza è in ogni tessera”.
Anche in questo caso l’Artista utilizza la tecnica del collage, realizzato principalmente con carta di recupero di riviste e giornali, a cui viene data nuova vita, sotto forma di tasselli abilmente modellati dalle sue mani.
Le sue opere sono realizzate in un gioco di materializzazione/smaterializzazione all’interno di processi che possono essere definiti plasticopittorici. Flaminia, infatti, si muove con disinvoltura sul terreno di una tradizione visiva di natura informale, creando tele di derivazione materica in cui la carta è utilizzata come le tessere di un mosaico. Stesi e modulati come materia, i piccoli tasselli emergono dalla superficie allentando il confine tra immagine bidimensionale e immagine plastica, sospesi tra pittura e pratica scultorea.
Quello che si manifesta all’interno delle sue opere è quindi un gioco di contrasti: tra colore e colore, colore e materia, tra la tela liscia monocroma ed il volume, la fisicità, la presenza della carta che si fa forma, massa, ma che rimane pur sempre astratta, nella sua essenzialità.
Le sue opere sono realizzate in un gioco di materializzazione/smaterializzazione all’interno di processi che possono essere definiti plasticopittorici. Flaminia, infatti, si muove con disinvoltura sul terreno di una tradizione visiva di natura informale, creando tele di derivazione materica in cui la carta è utilizzata come le tessere di un mosaico. Stesi e modulati come materia, i piccoli tasselli emergono dalla superficie allentando il confine tra immagine bidimensionale e immagine plastica, sospesi tra pittura e pratica scultorea.
Quello che si manifesta all’interno delle sue opere è quindi un gioco di contrasti: tra colore e colore, colore e materia, tra la tela liscia monocroma ed il volume, la fisicità, la presenza della carta che si fa forma, massa, ma che rimane pur sempre astratta, nella sua essenzialità.
Questi suoi nuovi lavori prendono spunto dal mito di Pandora, una storia molto conosciuta ma sempre attuale. Pandora spinta dalla curiosità apre il vaso e da lì escono i mali del mondo. Sappiamo anche, però, che Pandora rimediò alla sua azione liberando dal fondo del vaso anche la speranza che vi era rimasta imprigionata.
Scrive l’Artista brasiliana: “Pandora libera dal vaso i mali del mondo, che io oggi percepisco nella paura per il futuro dell’ambiente, per l’uso improprio dell’intelligenza artificiale, per la compressione della libertà in generale e quella delle donne in particolare. Malgrado tutto esiste una speranza per i sapiens, ma mi suggestiona ancora di più il fatto che Pandora fosse una donna curiosa e in un certo senso coraggiosa. Penso che la speranza esista in ognuno di noi e per questo dobbiamo saperla abbracciare. Sono grata all’Italia che mi ha permesso di approfondire la mia conoscenza dell’arte e mi ha dato l’opportunità di vivere giorno per giorno l’arte espressa nell’architettura urbana, nei musei, nei monumenti. Tutto ciò, insieme alla convivenza con gli italiani, ha certamente influenzato il mio percorso artistico. Qui ho trovato l’ispirazione per utilizzare nelle mie opere le tessere fatte di carta da recupero (giornali, riviste, pagine di vecchi libri abbandonati). La manualità l’ho ereditata dal DNA italiano, mentre l’impronta, i colori, l’informalità, il modo di lavorare sulle pure emozioni vengono da Rio”.
Flaminia Mantegazza, nata a Rio de Janeiro, laureata in Economia e Storia, inizia la sua attività di artista nella città natale frequentando la Scuola di Arti Visive Parque Lage. Successivamente, alla fine degli anni ’90, si trasferisce a Roma dove segue la Scuola di Arte Ornamentale e la Scuola Porta Blu. Attualmente vive e lavora a Roma.
Negli ultimi dieci anni ha esposto in diverse città, in Italia e all’estero, Roma, Milano, Capri, Lucca, Londra, Istanbul. E Faenza.