18 Camere di Commercio hanno firmato una nota stampa per protestare contro la probabile decisione di commissariare tutte le camere di commercio che fino ad ora non hanno dato via all’accorpamento previsto dai nuovi dispositivi:
“Apprendiamo da fonti certe, perché direttamente interessate, che ci sia un imminente (ed in verità anche reiterato) tentativo di bloccare le Camere di Commercio che hanno fatto ricorso contro la riforma del sistema camerale scritta nel 2015 sotto condizioni di riordino del sistema istituzionale del Paese totalmente diverse. In primis la cancellazione delle Province, che come ben sappiamo poi non è avvenuta.
Il tentativo consiste nel “Commissariare” le Camere che non si sono ancora accorpate in forza di un atto delegato del Governo uscito a dicembre 2016 (DLgs n. 219/2016) e del relativo Decreto Ministeriale del 16/2/2018.
Tale “Commissariamento” verrebbe inserito con una norma specifica nel convertendo “Decreto Legge 3 settembre 2019, n. 101, recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali” che è attualmente in discussione ed approvazione in Senato.
Consideriamo questo tentativo come un ultimo, disperato ed antidemocratico atto di Unioncamere (che dovrebbe rappresentare TUTTE le Camere di commercio) suggerito al Ministero dello Sviluppo Economico, per bloccare quello che in “Democrazia” ed in uno “Stato di Diritto” è l’ordinario e corretto controllo, costituzionalmente riconosciuto (art. 25), sulle norme che il Parlamento approva che, se da chiunque ritenute contrarie all’ordinamento, sono impugnabili davanti alla magistratura che ha il “potere” di valutare se siano tali o meno.
Infatti, alcune Camere di Commercio (5), una Regione ed alcune Associazioni di Categoria hanno legittimamente ricorso contro la normativa che vuole che le loro Camere si accorpino con altre e che di fatto scompaiano a beneficio – da dimostrare – di Enti racchiudenti da 2 a 3 territori provinciali, a volte molot distanti tra loro e anche non confinanti, con assetti istituzionali e relazionali completamente diversi e soprattutto con sistemi produttivi totalmente differenziati, in termini di settori, numero imprese, loro dimensioni, quindi esigenze di aiuto e servizi specifici. I territori, specialmente quelli più piccoli, più deboli e più in crisi sarebbero i primi a soffrirne.
Il ricorso ha prodotto che la magistratura amministrativa abbia ravvisato il fumus di incostituzionalità rimandando la decisione su un punto che è a forte rischio di illegittimità, perché attiene la leale e corretta collaborazione tra Stato e Regioni, sulla materia delle Camere di Commercio, che è considerata concorrente.
Complessivamente il numero delle Camere che si stanno opponendo in sede giudiziaria o con comportamenti concludenti è di 18.
Questa è la situazione ad oggi.
Allora ci si chiede perché Unioncamere vuol portare avanti questo maldestro e scorretto “Commissariamento” delle Camere che ad oggi non hanno concluso il processo di accorpamento, pur in presenza di una sospensiva per una decisione davanti alla Corte Costituzionale e poi eventualmente nel merito davanti al TAR del Lazio? L’Obiettivo è chiaro ed è quello di eliminare gli Organi “ribelli”, sostituendoli con un organo commissariale individuato “ad hoc” che ritiri i ricorsi (sia presso la Corte Costituzionale che il TAR) e proceda speditamente nella chiusura del procedimento di accorpamento.
In conclusione:
1) la proposta di Commissariamento è illegittima, stante la sospensione dei giudizi davanti alla magistratura o le decisioni assunte dalle Regioni e stante il regolare funzionamento degli organi delle Camere di commercio;
2) il tentativo di estromettere gli organi legittimamente eletti con un Commissario che provveda a ritirare i ricorsi è conseguentemente illegittimo;
3) tali tentativi genereranno ancora più problemi e ricorsi rispetto ai benefici attesi dai promotori;
4) se il tentativo di Commissariamento portato avanti immotivatamente ed improvvidamente da Unioncamere dovesse andare a buon fine, stante il perseguimento di un fine illegittimo, comporterebbe le necessarie ed immediate dimissioni del Presidente e degli Organi in carica di questa, per giusta causa.
Come si è detto, Unioncamere è l’ente di rappresentanza e di tutela degli interessi di tutte le Camere di Commercio. È finanziata da queste con risorse che non incidono sul bilancio dello Stato, ma delle comunità su cui insistono e queste hanno l’aspettativa che l’Unione svolga bene la propria missione che è sicuramente difficile e complicata. La ricchezza viene prodotta dai territori e là deve essere riallocata sulla base delle decisioni assunte dai territori stessi”.
Il comunicato è firmato da:
Antonio Campese – Presidente Camera di Commercio di Benevento
Alfredo Malcarne – Presidente Camera di Commercio di Brindisi
Daniele Rossi – Presidente Camera di Commercio di Catanzaro
Alfio Pugliese – Presidente Camera di Commercio di Crotone
Paolo Govoni – Presidente Camera di Commercio di Ferrara
Giorgio Bartoli – Presidente Camera di Commercio di Lucca
Dino Sodini – Presidente Camera di Commercio di Massa Carrara
Ferdinando Faedda – Presidente Camera di Commercio di Oristano
Andrea Zanlari – Presidente Camera di Commercio di Parma
Franco Bosi – Presidente Camera di Commercio di Pavia
Valter Tamburini – Presidente Camera di Commercio di Pisa
Giorgio Guberti – Presidente Camera di Commercio di Ravenna
Vincenzo Regnini – Presidente Camera di Commercio di Rieti
Luigi Sportelli – Presidente Camera di Commercio di Taranto
Gloriano Lanciotti – Presidente Camera di Commercio di Teramo
Giuseppe Flamini – Presidente Camera di Commercio di Terni
Cesare Goggio – Presidente Camera di Commercio di Verbano Cusio Ossola
Sebastiano Caffo – Presidente Camera di Commercio di Vibo Valentia