Un archivio che rappresenta una testimonianza preziosa di una vicenda storica e umana che affonda le sue radici a Lugo ma testimonia una scelta di vita in sintonia con l’epoca storica di cui ha fatto parte il protagonista del materiale raccolto. I fratelli Pier Luigi, Gian Carlo e Maria Cristina Capucci, hanno donato alla Biblioteca Fabrizio Trisi l’archivio del nonno Luigi Capucci.
Si tratta di materiale che documenta l’avventurosa vita di un uomo che, tra la fine del 1800 e i primi decenni del 1900, partì da Lugo per l’Etiopia come esploratore sulle orme del ravennate Romolo Gessi e riuscì ad affermarsi alla corte dell’imperatore Menelik. L’archivio contiene lettere in italiano, amarico, francese, cartoline postali, biglietti, telegrammi, fotografie, immagini, disegni, documenti di viaggio, appunti, documenti contabili e quotidiani dell’epoca.
“Siamo felici di questa donazione che rappresenta una testimonianza di fiducia nelle nostre istituzioni culturali – sottolinea l’assessore alla Cultura Anna Giulia Gallegati – . La storia di Luigi Capucci intreccia la vicenda del colonialismo italiano e sono certa che il materiale sarà di sicuro interesse per tutti gli studiosi che lavorano a questi temi”.
Luigi Capucci nacque nel 1857 nella frazione di San Bernardino, si laureò a Roma in ingegneria civile nel 1882 con l’amico e compagno di studi Luigi Cicognani, anch’egli lughese. Partì per l’Etiopia nel periodo dell’occupazione italiana che, dopo il trattato di Uccialli, culminò nella guerra italo-abissina. Fanno parte dell’archivio numerose lettere scambiate con personaggi dell’epoca relative proprio a quel periodo, materiale che sicuramente può contribuire ad approfondire la conoscenza storica di quella fase di colonialismo da parte dell’Italia. Capucci rimase in Etiopia durante il conflitto e venne processato e incarcerato per i suoi rapporti con l’ambasciatore, conte Antonelli. Rischiò anche una condanna a morte. Uscito dal carcere si ritrovò senza risorse, divenne corrispondente per la Società Geografica Italiana e riuscì a trovare un impiego come ingegnere minerario. Morì a Gibuti il 13 febbraio 1920.
A questa donazione si aggiunge un prezioso lavoro portato avanti dalla famiglia Capucci, che ha lasciato alla biblioteca anche la versione digitalizzata di tutti i documenti oltre a un database fotografico. Questi ultimi materiali rimarranno al momento di proprietà della famiglia.