L’Altra Faenza si schiera a sostegno della legge di iniziativa popolare ideata per contrastare l’autonomia differenziata al centro della riforma del ministro Roberto Calderoli:
Per il 2023, avevamo scritto, che abbiamo bisogno di molti auguri, in particolare come forze sociali e politiche, progressiste e di sinistra, nella grande burrasca nella quale ci troviamo.
C’è la necessità di costruire una opposizione efficace al governo delle destre; recuperare un rapporto con settori popolari che non si sentono rappresentati e neppure votano più; dare risposte innovative alle molteplici crisi economiche, sociali, ambientali; rispondere credibilmente alle vicende di corruzione scoperte; continuare una coerente iniziativa contro le guerre; ecc.
Una necessità che riguarda tutti, chi è più o meno direttamente coinvolto nei percorsi politici delle diverse aree rappresentate in Parlamento: Sinistra Italiana,Verdi, M5S, Pd (impegnato nel proprio congresso) ma anche per le altre formazioni della sinistra diffusa, per chi si caratterizza nell’iniziativa sociale, nel sindacato, nell’associazionismo, nel volontariato.
A questo proposito, recentemente il segretario generale della Cgil, ha affermato: “Serve una grande mobilitazione, ripartendo dallo schieramento di persone e associazioni della grande manifestazione per la pace dello scorso 5 novembre. Occorre saper legare crisi sociale e crisi democratica”… “La battaglia in difesa della Costituzione non è altra cosa rispetto alla battaglia sociale per tutelare i diritti del lavoro, il welfare universalistico, per cambiare il modello di sviluppo. Vanno tenute insieme, perché solo applicando fino in fondo la Carta costituzionale, solo rendendo protagonisti lavoratori e cittadini, attraverso partiti e forze sociali radicati e rappresentativi, possiamo costruire un modello produttivo ambientalmente e socialmente sostenibile”.
In sintesi, si tratta di indicazioni per un programma di iniziativa che potrebbe tentare di invertire lo stato di cose esistenti, costruendo una opposizione credibile.
Tuttavia è fin troppo facile constatare come, al di là delle affermazioni, l’iniziativa delle variegate forze politiche progressiste e di sinistra, sia, ad oggi, distante e contraddittoria da queste indicazioni e quindi inadeguata. Di conseguenza, è altrettanto facile criticare le diverse scelte, passate e presenti, dei loro gruppi dirigenti.
In questa situazione, non solo per i militanti più o meno attivi o delusi, ma anche per tutti quelli che genericamente si definiscono orientati verso il campo progressista e di sinistra, potrebbe valere riformulare una vecchia e gloriosa citazione: “Non chiedete cosa può fare la sinistra per voi, chiedete cosa potete fare voi per la sinistra».
Nessuna retorica, né un invito all’azione volontaristica, magari declinata solo a livello locale, tuttavia, oltre alle legittime lamentele e proteste per le contraddizioni e inadeguatezze delle sinistre (spesso veicolate unicamente via social) sarebbe possibile confrontarsi su cosa è possibile collettivamente mettere in campo per tentare una inversione di tendenza?
Questione complessa, che non si risolve con qualche slogan, tuttavia, intanto noi avanziamo una prima proposta di iniziativa: tra i diversi danni che il governo delle destre sta mettendo in atto, c’è quella di intaccare parti significative della Costituzione attraverso il mix di interventi su Autonomia differenziata e Presidenzialismo, che porterebbe da un lato alla frantumazione della Repubblica a danno delle Regioni e dei ceti più poveri e dall’altro all’accentramento dei poteri centrali.
Per contrastare questi progetti è partita, per iniziativa del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, una raccolta di firme a sostegno di una proposta di Legge Costituzionale di iniziativa popolare.
Si può firmare anche on-line, ma il problema è soprattutto quello di avviare una campagna informativa tra i cittadini, anche con il coinvolgimento di tutte le Organizzazioni disponibili per la raccolta diretta delle firme, anche con gli appositi banchetti.
A questa iniziativa, altre potrebbero aggiungersi tentando di portare a sintesi azioni diffuse che, nei nostri territori, organizzazioni politiche, gruppi, associazioni, volontari, sono in atto, per questo come Associazione Politico- culturale L’Altra Faenza chiediamo la disponibilità al confronto”.
La Legge di iniziativa popolare:
“Il governo Meloni insiste nel portare avanti il progetto di autonomia differenziata sostenuto in particolare dalle regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. In questo modo ben 23 materie diventerebbero di competenza regionale. Circola una bozza di legge quadro “fantasma” del ministro Calderoli sulla materia, mentre il governo ha inserito nella legge di bilancio un articolo nel quale promette la definizione dei livelli essenziali di prestazioni (Lep) in attesa da venti anni per convincere della praticabilità del progetto. Ma proprio la crisi sanitaria, economica e sociale derivante dalla pandemia e dalle conseguenze della guerra in Europa, ha evidenziato le intollerabili diseguaglianze fra le varie parti del Paese nel godimento di diritti fondamentali come la salute, l’istruzione, la mobilità, il lavoro. Quello che è necessario è quindi l’esatto contrario, cioè rafforzare il ruolo dello Stato per attuare, in tutto il territorio, politiche pubbliche efficaci per superare la crisi e a consolidare l’unità del paese.
Perciò è necessario opporsi al progetto di autonomia differenziata che minerebbe l’unità del paese, aggravando ancora di più le distanze fra il Nord e il Sud.
Per queste ragioni firmiamo una Proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare che si propone di modificare radicalmente quelle parti che furono introdotte in Costituzione nel 2001 e che non hanno retto alla prova dei fatti. Quindi chiediamo:
che le eventuali modificazioni del rapporto fra Stato e Regioni possano essere previste solo se “giustificate dalla specificità del territorio”;
che il Parlamento non venga escluso dal legiferare in materia, come invece prevede la proposta governativa che gli affida solo la ratifica dell’intesa fra Stato e regione
che le eventuali decisioni sul ruolo delle Regioni debbano essere approvate tramite una legge dal Parlamento che può essere sottoposta a Referendum popolare;
di stabilire che sanità, istruzione, infrastrutture, tutela dell’ambiente devono restare di competenza esclusiva dello Stato.
di introdurre una clausola di supremazia dello Stato per tutelare “l’unità giuridica ed economica della Repubblica”.