“Circa un mese fa avevamo commentato la delibera di Giunta Regionale 1407 del 7 agosto 2023, dal Titolo ‘Precisazioni in ordine ai compiti e ai contenuti della relazione istruttoria di ARPAE”, e come Rete Emergenza Climatica e Ambientale dell’Emilia-Romagna, avevamo espresso la nostra viva preoccupazione. Auspicavamo che quella delibera venisse ritirata. Infatti, anche se in realtà non veniva decisa la paventata cancellazione della VAS-ValSAT (prevista dalla LR 24/2017), si sosteneva la necessità di rivedere pesantemente il ruolo di ARPAE” riassume la Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia Romagna.
“Il coro di critiche che allora si sollevò da parte nostra e da associazioni ambientaliste, studiosi delle discipline territoriali e in parte anche in ambito politico, inclusi settori vicini alla maggioranza, aveva portato a una certa disponibilità della Regione a ritornare sui propri passi e rimettere in discussione il contenuto di quella delibera”.
“Oggi invece, apprendiamo che a Faenza, il cui territorio è stato uno dei più colpiti dai disastri delle alluvioni di maggio e che quindi meriterebbe una specifica e scrupolosa attenzione, la sede di ARPAE è destinata a chiudere i battenti. Certo, si dirà che in realtà l’ufficio non chiude, ma subisce semplicemente un operazione di centralizzazione nel capoluogo di Provincia. E si obietterà che fra la vicenda della delibera e quella della sede faentina non vi è correlazione. Sta di fatto però che un ampio territorio perderà un importante presidio di vigilanza ambientale. Pertanto, la nostra preoccupazione ritorna a crescere” spiega sempre RECA.
“Non siamo mai stati acritici sostenitori di ARPAE, che a nostro avviso in importanti occasioni (si veda ad esempio la vicenda del rigassificatore di Ravenna) ha mostrato eccessiva indulgenza verso le scelte dell’amministrazione regionale. Ma riteniamo che procedere a ridimensionamenti degli strumenti di vigilanza e di controllo, quando invece essi andrebbero consistentemente potenziati, sia una strada completamente sbagliata” sentenzia la rete.
“Si apre un ulteriore problema politico, oltre a quello che avevamo denunciato commentando la delibera di agosto: le criticità ambientali non dovrebbero più essere considerate uno dei “tanti temi” di cui le istituzioni debbano occuparsi, bensì essere il punto di vista da cui osservare tutta la vita sociale, dal momento che ogni giorno di più dobbiamo constatare come la problematica ecologica impregni di sé ogni settore, dalla pianificazione, ai temi del lavoro e della giustizia sociale, dallo sguardo sui problemi migratori a quelli delle abitudini di vita, dell’istruzione, della salute e della cultura (e si potrebbe continuare all’
infinito).
Pertanto, abbiamo l’ impressione che si sia di fronte a un notevole arretramento politico. Auspicheremmo che la Regione, le Province, i poteri locali e la stessa Agenzia, tornassero sui tanti passi compiuti nella direzione opposta a quella che sarebbe necessaria”.
E così Reca oggi chiede che ARPAE non lasci scoperto il territorio della Romagna Faentina. Di più, “per dare sostanza alle politiche ambientali di cui c’è assoluto bisogno”, arriva anche un appello affinché si giunga rapidamente all’approvazione delle leggi di iniziativa popolare che RECA e Legambiente regionale hanno avanzato da oltre un anno “e che a tutt’oggi giacciono in Regione in attesa di essere esaminate”.
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