Domenica 16 maggio 2021 durante il “No paura day” campeggiava, alla fine dello scalone municipale di Faenza, uno striscione con impressa la scritta “Noi siamo la resistenza”.
E davanti a questo striscione si sono assembrati alcuni sostenitori di questa manifestazione già intervenuti il 25 aprile scorso. Dietro questo invito si celano vari oratori, tra cui l’avvocato romano Alessandro Fusillo.
Negli oltre quindici minuti di discorso l’avvocato ha espresso posizioni per noi inaccettabili. Tra fantasiose tesi di economia politica e teorie cospirazioniste sui vaccini,ha indicato in Mario Draghi il capo di un complotto ordito contro gli italiani paragonandolo – citiamo testualmente –ad un signore “pelato che veniva da queste parti”.
Paragone decisamente improponibile e con una allusione piuttosto offensiva per la nostra terra.
La sua visione del mondo vede una élite che condanna tutti alla povertà attraverso l’emissione di denaro e il terrore del virus.
Siamo al complottismo antiscientifico più esasperato. Secondo Fusillo, Mario Draghi sarebbe il responsabile dell’impoverimento degli italiani con la complicità del sistema dei partiti che consegna allo stesso una maggioranza “blindata” prossima sola a quella del Ventennio (peccato che nel ventennio di partiti ce ne fosse uno solo).
Demagogia spicciola figlia di una visione contraria alla realtà.A suo dire in questa maggioranza bulgara, spiccano però dei campioni. Uno è il sen.Ciampolillo, ex Movimento 5 Stelle (ora gruppo misto), il quale ha posto in Senato la pregiudiziale di incostituzionalità circa l’obbligo della vaccinazione del personale sanitario,prontamente respinta dalla stessa commissione.
E davanti a questo striscione si sono assembrati alcuni sostenitori di questa manifestazione già intervenuti il 25 aprile scorso. Dietro questo invito si celano vari oratori, tra cui l’avvocato romano Alessandro Fusillo.
Negli oltre quindici minuti di discorso l’avvocato ha espresso posizioni per noi inaccettabili. Tra fantasiose tesi di economia politica e teorie cospirazioniste sui vaccini,ha indicato in Mario Draghi il capo di un complotto ordito contro gli italiani paragonandolo – citiamo testualmente –ad un signore “pelato che veniva da queste parti”.
Paragone decisamente improponibile e con una allusione piuttosto offensiva per la nostra terra.
La sua visione del mondo vede una élite che condanna tutti alla povertà attraverso l’emissione di denaro e il terrore del virus.
Siamo al complottismo antiscientifico più esasperato. Secondo Fusillo, Mario Draghi sarebbe il responsabile dell’impoverimento degli italiani con la complicità del sistema dei partiti che consegna allo stesso una maggioranza “blindata” prossima sola a quella del Ventennio (peccato che nel ventennio di partiti ce ne fosse uno solo).
Demagogia spicciola figlia di una visione contraria alla realtà.A suo dire in questa maggioranza bulgara, spiccano però dei campioni. Uno è il sen.Ciampolillo, ex Movimento 5 Stelle (ora gruppo misto), il quale ha posto in Senato la pregiudiziale di incostituzionalità circa l’obbligo della vaccinazione del personale sanitario,prontamente respinta dalla stessa commissione.
L’altro campione che si oppone a questo sistema sarebbe il gruppo di Fratelli d’Italia. Va detto per la cronaca che anche FDI ha respinto la pregiudiziale di costituzionalità sollevata da Ciampolillo, astenendosi.Nell’arringa l’avvocato Fusillo arriva a dire: “questo signore [Mario Draghi] è il vostro nemico,sostenuto da tutte le forze politiche [il quale ha portato ad un] inasprimento continuo e costante delle presunte misure contro il Covid […] per rendere la vita di tutti noi insopportabile”.
Definisce l’obbligo delle mascherine una vessazione vera e propria, insieme all’obbligo vaccinale.
I dati dicono l’opposto: l’Istituto Superiore di Sanità ci dice che 35 giorni dopo la prima dose: i contagi si riducono dell’80%, i ricoveri del 90% e, dato più importante, i decessi del 95%.
Ed è sui dati dell’Istituto Superiore di Sanità che si è basata la decisione di vaccinare il personale sanitario.
A suo dire la soluzione ai problemi risiederebbe nell’individualismo. Noi invece pensiamo che la solidarietà e il rispetto delle leggi siano alla base del vivere comune e di un patto sociale duraturo. Pensiamo che solo uniti, verso l’obiettivo comune di sconfiggere il virus, si possa ottenere un risultato utile a tutti.
Pensiamo che le affermazioni deliranti ascoltate al No Paura Day offendano in primo luogo tutti coloro che si stanno dando da fare con coraggio e determinazione, in mezzo a mille difficoltà, per permettere la ripartenza del Paese: medici, infermieri, personale sanitario, lavoratori, imprenditori, baristi e ristoratori, operatori del turismo e dei trasporti, personale scolastico e del commercio oltre ovviamente a tutti coloro che hanno perso i propri cari per questa terribile malattia che costringeva a morire in solitudine e che ha duramente colpito la generazione delle nostre madri e padri.
A loro esprimiamo la nostra vicinanza. È una vicinanza che non è solo simbolica: tanti di noi hanno subito sulla propria pelle gli effetti della pandemia e nelle istituzioni, pur con tutti i limiti dovuti all’eccezionalità del momento, stiamo cercando di trovare soluzioni e sostegni. La risoluzione approvata in Senato la scorsa settimana per le riaperture, che dovranno avvenire secondo criteri di prudenza e seguendo le indicazioni sanitarie, va in questa direzione. Le parole ascoltate al “comizio”, invece, offendono: nessuno ha paura, anzi. Semmai dietro gli slogan del “No Paura Day” si nasconde la paura di agire. La fine della pandemia può essere vicina: calano i contagi e i decessi.
Ma per perseguire questo risultato non possiamo nasconderci nell’egoismo del singolo, al contrario bisogna collaborare per una società nuova,solidale e plurale.
Infine, permetteteci un paio di appunti, amici del “No Paura Day”: è facile organizzare una manifestazione di protesta prendendovi spazio in un evento pubblico già organizzato da altri, questa volta come il 25 aprile.
Vi siete inseriti come un corpo estraneo in un fine settimana dedicato alla ceramica e all’arte in tutta Italia, a Faenza città di ceramica, mentre la nostra comunità di ceramisti apriva al pubblico le proprie porte. Ma soprattutto, lasciate perdere la parola Resistenza.
Le parole sono importanti e occorre saperle utilizzare nel giusto contesto.
Resistenza non è rifiutarsi di mettere la mascherina o di declinare le proprie generalità alle forze dell’ordine, perché questi sono solo comportamenti sciocchi e irresponsabili. Resistenza è una parola alta che si riferisce al sacrificio di migliaia di donne e uomini per ideali di giustizia e di libertà. Resistenza è una parola troppo grande per voi.
Come Faenza Coraggiosa condanniamo non solo questo uso assurdo del termine resistenza, ma anche una narrazione (che poggia peraltro su elucubrazioni sciamaniche e antiscientifiche) dove il diritto del singolo all’egoismo diventa superiore all’interesse collettivo.