Che i principi di libertà e di privacy siano sconosciuti alle amministrazioni di segno PD ravennati é un fatto ormai assodato. Ma mai ci saremmo aspettati che si arrivasse addirittura ad adottare sistemi del tutto estranei alla liceità.
Succede, infatti che nella giornata di martedì 11 Gennaio, sulla pagina Facebook della Polizia Locale di Ravenna sia apparso un post pubblicato dall’amministratore della pagina stessa, nel quale si informano i ravennati che “La Polizia Locale di Ravenna effettua controlli telefonici finalizzati ad accertare il rispetto dell’isolamento fiduciario Quarantena).
Ai fini del controllo è utile l’invio della propria posizione (posizione GPS in tempo reale) ad un numero cellulare di servizio (sarà fornito durante la telefonata, termina con 4521). In assenza di risposta è inviata la pattuglia sul posto”.
Ai fini del controllo è utile l’invio della propria posizione (posizione GPS in tempo reale) ad un numero cellulare di servizio (sarà fornito durante la telefonata, termina con 4521). In assenza di risposta è inviata la pattuglia sul posto”.
Una sorveglianza pervasiva quella pretesa dalla Polizia Locale di Ravenna, riferibile all’iniziativa del Comandante Andrea Giacomini, che travalica inammissibilmente i compiti di polizia amministrativa sostituendoli con quelli tipici della polizia giudiziaria. Un atteggiamento del tutto al di fuori di qualunque sfera di controllo da parte dell’autorità competente.
Intimare al cittadino ravennate in isolamento fiduciario di geolocalizzarsi via telefono è infatti una forma di indagine che si pone al di fuori dalle legittime attribuzioni conferite alla Polizia Locale, non giustificabile neppure dall’emergenza epidemiologica in atto.
Ciò che esige la Polizia Locale di Ravenna rappresenta una illegittima forma di servizio O.C.P. (Osservazione Controllo Pedinamento), ovvero una tipica attività di indagine di polizia giudiziaria che può svolgersi – in un sistema democratico e liberale – esclusivamente su delega dell’Autorità giudiziaria, abusivamente esercitata nell’ambito di compiti di polizia di natura amministrativa.
In altri termini, se alla Polizia Locale è concesso verificare se il “quarantenato” sia presso il proprio domicilio, non le è invece in alcun modo consentito “ficcanasare” dove costui si trovi in quel determinato momento: il ché all’evidenza avviene laddove si ordini al cittadino nientemeno che la comunicazione della propria attuale “posizione GPS”.
Ovvero una penetrantissima forma di “pedinamento elettronico” più consona a tecniche di indagine sulla criminalità organizzata che ai rapporti tra P.a. e comuni cittadini.
Un’inammissibile sorveglianza coercitiva di polizia che lede i diritti di libertà del ravennate.
Siamo chiari: è doveroso che la Polizia Locale di Ravenna eserciti i propri controlli in merito al rispetto del cosiddetto “isolamento fiduciario” da parte di chi vi è tenuto, ma senza che ciò autorizzi illegittimi sconfinamenti in attività di indagine che non le sono consentite.
La situazione emergenziale non può e non deve in alcun modo aprire il varco a consuetudini illecite, tanto più se esercitato da enti pubblici e/o da loro derivati.
Data la gravissima iniziativa messa in essere dalla Polizia Locale di Ravenna, indegna di una amministrazione liberale, il gruppo consiliare La Pigna,Città- Forese-Lidi chiede le immediate dimissioni del Comandante Andrea Giacomini.