Era il 1986 quando fu varata la legge, la n 41, che imponeva anche ai Comuni di provvedere all’abbattimento delle barriere architettoniche presenti in tutte le aree di competenza comunali con contestuale adozione del Piano per l’abbattimento delle barriere architettoniche (PEBA) entro 12 mesi. Pena il commissariamento del Comune.
Sono passati 33 anni da allora e il Comune di Ravenna non ha ancora mosso un dito in questo senso, mentre su tutto il nostro territorio le barriere architettoniche si sono addirittura moltiplicate.
La totale indifferenza di questa Giunta verso la problematica é quotidianamente dimostrata. L’ultimo esempio, in ordine di tempo, é l’intervento che il Comune sta eseguendo in viale delle Mimose a Marina Romea dal titolo “Per la messa in sicurezza di strade e marciapiedi”.
Succede infatti, che nell’opera di bonifica della sede stradale e dei marciapiedi dall’apparato radicale dei pini, sia previsto il rifacimento degli stessi nella stessa modalità del preesistente.
Leggasi: senza gli scivoli, obbligatori per legge. Così recita la documentazione tecnica relativa al progetto e così testimoniano le foto che ci sono state inviate da alcuni residenti.
Il tutto in barba non solo alla normativa vigente ma anche e sopratutto alle esigenze delle persone diversamente abili o a mobilità ridotta.
Quando qualche mese fa, il Consiglio comunale di Ravenna bocciò la nostra richiesta di adempimento agli obblighi della legge 41 con la conseguente elaborazione del Piano per l’abbattimento delle barriere architettoniche (PEBA), con il voto contrario della maggioranza a guida Pd, ci affrettammo ad inviare una diffida al Presidente della Regione Bonaccini e al Sindaco de Pascale.
Nessuno dei due soggetti si é mai degnato di rispondere.
Ora a fronte di questa perseverante latitanza da parte di de Pascale e di Bonaccini, non rimane altro che rivolgerci direttamente alla magistratura, nella speranza che i Ravennati ed i turisti con esigenze speciali possano fruire degli immobili e delle aree comunali in totale libertà ed autonomia nel rispetto della dignità dei singoli.