Nel secondo trimestre del 2020, l’andamento tendenziale dell’industria manifatturiera in provincia di Ravenna fa registrare il calo di tutti i principali indicatori, rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente, con un notevole rafforzamento della tendenza negativa. È questa la foto scattata dall’indagine congiunturale sulle imprese manifatturiere ravennati: in definitiva, dopo un primo trimestre con segni negativi più contenuti, tra aprile e giugno gli indicatori accentuano il trend in discesa dell’attività industriale.
Nel secondo trimestre 2020 sono dunque evidenti gli effetti prodotti dall’emergenza sanitaria sull’andamento dell’economia che corrisponde, per il periodo di rilevazione (aprile-giugno), integralmente all’era Covid. Nel dettaglio, il volume della produzione industriale provinciale mostra un calo pari a -7,5%, in termini di variazione percentuale, ed è in netto peggioramento. I contraccolpi della pandemia e delle misure di protezione adottate, si sono trasformate nella più profonda caduta della produzione sperimentata dopo la recessione del 2009.
A livello regionale, la produzione del manifatturiero nel secondo trimestre 2020 ha fatto registrare mediamente una flessione più drastica, pari a -19,4%; all’interno della regione Emilia-Romagna, tutti gli andamenti provinciali della produzione manifatturiera hanno evidenziato segni negativi, anche se con diverse intensità; però per le altre province emiliano-romagnole la negatività si è manifestata con indicatori a due cifre e Ravenna mostra la flessione più contenuta. Emergono inoltre profonde differenze: per l’artigianato ravennate dell’industria in senso stretto, il calo produttivo è ancora più marcato ed arriva a -18%, nel confronto con il secondo trimestre del 2019, settore particolarmente segnato dall’emergenza sanitaria e dalle misure di contenimento del virus, che hanno imposto la sospensione delle attività per molte imprese.
Alla dinamica negativa della produzione del complesso dell’industria manifatturiera provinciale, si è accompagnata quella molto preoccupante del totale degli ordini, che ha fatto registrare una contrazione pari a -12,3%; andamento negativo anche per le commesse provenienti dal mercato estero, con una flessione pari a -8,9%. Il secondo trimestre del 2020 fa segnare anche un brusco calo del fatturato dell’industria della provincia di Ravenna; il valore complessivo delle vendite si è ridotto del -9,7%, rispetto allo stesso periodo del 2019, con un notevole peggioramento della tendenza negativa del trimestre precedente e con una perdita più marcata rispetto a quella della produzione. Per questa variabile, il rallentamento tendenziale si associa anche per la componente estera, che ha fatto registrare un -6,3% e quindi in questa fase critica neanche il mercato estero riesce a sostenere le vendite.
Il grado di utilizzo degli impianti testimonia gli effetti del lockdown sull’attività e la percentuale scende al 70,1%, un dato nettamente inferiore rispetto al 76,2% riferito allo stesso trimestre dell’anno precedente, scontando le misure di contenimento e distanziamento sociale imposte alla popolazione ed alle aziende nel trimestre di rilevazione. L’indagine congiunturale relativa al secondo trimestre 2020 conferma quindi il calo ed attesta il peggioramento dei principali indicatori dell’industria manifatturiera ravennate, delineando un quadro più realistico dell’impatto che l’emergenza ha avuto sui ritmi economici del nostro territorio. Il Covid-19 ha colpito tutte le economie e secondo le previsioni di giugno del Fondo Monetario Internazionale, a seguito della pandemia, per il 2020 si attende una contrazione del PIL mondiale del 4,9%, di cui per le Economie Avanzate -8%; l’Italia, secondo il FMI, rischia una flessione del 12,8%.
Il rimbalzo è atteso da tutti per il 2021, però forse solo dalla seconda metà dell’anno: una recessione più acuta, quindi, seguita da una ripresa più lenta. Andamento rispetto al trimestre precedent e. Per quanto riguarda l’andamento nel breve periodo, nel secondo trimestre dell’anno in corso, i principali indicatori congiunturali della provincia di Ravenna, espressi in forma di giudizio, sono tutti negativi e segnalano il prevalere di imprese interessate da variazioni al ribasso, rispetto al trimestre precedente. www.ra.camcom.gov.it 1 La tendenza negativa risulta accentuata nel secondo trimestre dell’anno, maggiormente interessato dagli effetti della pandemia: sono infatti precipitati i saldi negativi tra le quote delle imprese che hanno rilevato un aumento e quelle che hanno riferito una riduzione delle variabili analizzate. In dettaglio, per la produzione la percentuale di imprese che dichiarano una diminuzione è pari a 50,2%, contro l’11,1% che segnala invece un aumento ed il saldo tra le due percentuali è pertanto negativo e pari a -39,1%. Risultati peggiori vengono segnalati per il fatturato: si registra un saldo negativo importante fra dichiarazioni di aumento e diminuzioni pari a -48,7%, in quanto il 55,9% delle imprese dichiara un decremento rispetto al primo trimestre del 2020 e solo il 7,2% dichiara invece una espansione.
Anche per gli ordinativi il saldo è molto negativo e pari a -42,3%, con una percentuale di imprese che accusa una diminuzione per il complesso degli ordini (52,7%) ben superiore a quella che invece indica un aumento (10,4%). Da segnalare che per produzione, fatturato ed ordini la percentuale di imprese che dichiarano valori in aumento è anche inferiore alla quota di quelle che propendono per la stabilità. Previsioni per il trimestre successivo. Nonostante tutto il clima di fiducia, che tiene conto degli effetti del progressivo superamento del lockdown, è moderatamente positivo; le prospettive dei nostri imprenditori dell’industria manifatturiera sono più rosee ed esprimono l’aspettativa di tendenze in lieve miglioramento nei prossimi mesi: infatti il saldo tra chi prevede aumenti rispetto a chi invece ipotizza riduzioni, risulta positivo per i principali indicatori di previsione per il trimestre successivo, tranne per ciò che concerne l’andamento del portafoglio ordini complessivo.
La prospettiva di un timido recupero dilazionato alla seconda parte dell’anno può essere intravista e per quanto riguarda gli ordini, le imprese confidano nella ripresa del mercato estero, mentre guardano ancora con pessimismo la domanda interna. Per ognuno degli indicatori comunque la maggior parte delle imprese ritiene che le condizioni rimarranno invariate e non si aspetta modifiche significative e quindi i livelli di produzione, fatturato ed ordinativi rimarranno stabili, rispetto al trimestre in esame, secondo le previsioni di gran parte del campione, in attesa delle evoluzioni riguardanti gli scenari economici, sia nazionali che internazionali. Purtroppo gli strascichi si trascineranno a lungo, senza contare un nuovo rischio di esplosione della epidemia, atteso per l’autunno. Imprese attive. Dall’analisi del Registro delle Imprese, emerge che le ditte industriali attive della nostra provincia, a fine giugno 2020 sono risultate 2.774, con una diminuzione corrispondente a 43 unità in meno rispetto alla stessa data dell’anno precedente, pari a -1,5% in termini percentuali.
In provincia di Ravenna continua la flessione nel numero delle imprese attive, sia in totale (-1,5%) che nel settore industriale (-1,5%) e come si evince dai valori relativi, il comparto dell’industria subisce la medesima contrazione del complesso del sistema imprenditoriale locale. A livello settoriale, la tendenza alla diminuzione prevale: si riducono le imprese in quasi tutti i settori di attività industriale, in maniera più o meno ampia. In crescita solo il settore della installazione e manutenzione, che continua a far registrare una variazione positiva, guadagnando 8 unità in più, pari a +3%, a cui si accompagna l’industria dei metalli e prodotti in metallo con 7 nuove aziende (+1,1% in termini di variazione percentuale). Inoltre, il calo del numero di imprese industriali interessa quasi tutte le forme giuridiche: le ditte individuali (-22 unità, -1,9%), le società di persone (-20 unità, -3,3%) e le altre forme (-1 e -1,9%). Stabili le società di capitale, dopo la flessione fatta registrare nel primo trimestre e che aveva interrotto il trend di crescita in atto da svariato tempo.