Nella mattina di venerdi 8 dicembre, diverse delegazioni dell’ ambientalismo romagnolo si sono date appuntamento a Forlì, in Piazza Saffi, per un presidio di protesta contro il progetto del gasdotto Linea Adriatica, che interessa le province di Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna e Bologna.
La manifestazione era collegata alla giornata di mobilitazione denominata “Io l’ Otto” che numerose realtà territoriali realizzano da alcuni anni , proprio nel giorno dell’ Immacolata, per opporsi a quelle che i manifestanti definiscono: “Grandi opere estremamenmte impattanti, oltre che inutili e costosissime per le comunità”. In Puglia, Abruzzo, Marche e Romagna i presidi ambientalisti hanno deciso proprio di concentrarsi sul progetto del gasdotto, per il quale la SNAM, azienda proponente, sta già ottenendo dalle istituzioni, l’apertura delle procedure di esproprio in diverse località.
Il Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile” era presente all’appuntamento di Forli. Dal momento che l’ opera riguarderà massicciamente anche la provincia di Ravenna, il coordinamento cerca nel frattempo di interessare i territori coinvolti, rivolgendosi ai Presidenti dei Consigli Territoriali destinati a veder passare il gasdotto nelle proprie zone. Il Coordinatore, Giuseppe Tadolini, esattamente un mese fa, ha inviato alla Presidente dell’ Area 7 e al Presidente dell’ Area 8, l’ invito a farsi carico del tema, con una lettera che riportiamo integralmente qui di seguito:
“Gentili Presidenti,
Immagino già conosciate (e condividiate l’opportunità di portare all’attenzione di tutta la popolazione e dei mezzi d’ informazione) la grave situazione che si sta producendo in un vastissimo territorio del Paese: quella legata alla realizzazione del gasdotto della cosiddetta Linea Adriatica, un’opera lunga 430 chilometri da Sulmona, in Abruzzo, a Minerbio (Bologna), attraverso diverse regioni, lungo le aree più fragili dell’Italia sotto il profilo sismico; le stesse aree già colpite, in anni recenti, dai disastrosi terremoti dell’Aquila nel 2009 e dell’Umbria e delle Marche nel 2016 e 2017.
Anche se i pareri nel mondo della geologia sono fra loro differenti, è lecito ritenere che i terremoti, cui i territori interessati potrebbero andare incontro, oltre alla distruzione degli insediamenti umani, possono creare alterazioni del suolo e avere conseguenze sui gasdotti. È già accaduto, per esempio a Mutignano di Pineto (TE) il 6 marzo 2015 quando uno smottamento di terreno causò l’esplosione di un metanodotto Snam.
Tuttavia, il motivo della mia comunicazione va al di là delle pur doverose considerazioni sulla sicurezza. Bisogna infatti sottolineare che si tratta di un’opera costosissima: ben 2 miliardi e 500 milioni di euro, che poi verranno pagati dai cittadini attraverso le bollette, mentre con gli stessi fondi si potrebbe efficacemente lavorare nel settore del dissesto idrogeologico, nel contrasto al cambiamento climatico, e in cento altri obiettivi di ben maggiore utilità ambientale e sociale.
Si tratta di un’opera la cui utilità è fortemente messa in dubbio, e che era stata praticamente archiviata. È stata riproposta in seguito alla guerra in Ucraina, per via della riduzione delle forniture da parte della Russia. Ma come si è visto, una vera emergenza in realtà non c’è, nel 2022 il nostro Paese ha avuto a disposizione più gas rispetto agli anni precedenti, tanto che ne ha esportate grandi quantità all’estero, e si è avuto un netto calo dei consumi di metano (dai 76 miliardi di metri cubi del 2021 a 68,5 miliardi del 2022, e un’ulteriore diminuzione nei primi sette mesi del 2023).
Il gasdotto della Linea Adriatica interessa pesantemente anche la Romagna, e nelle campagne della Provincia di Forlì-Cesena sono già iniziate pratiche di esproprio in numerosi terreni, con grave nocumento per le proprietà, l’economia e la qualità della vita di chi vi risiede, e che viene rimborsato con cifre irrisorie.
Anche una parte considerevole del territorio di Ravenna e provincia è interessata all’opera, si dovranno realizzare espropri, avremo un ulteriore detrimento della qualità dell’aria e disagi di ogni genere, che andranno presto a sommarsi a quelli già in atto collegati all’installazione del rigassificatore, degli stoccaggi e depositi di GNL. Come si sa è un progetto globale che vuole fare dell’Italia un’immensa piattaforma gasiera che produrrà danni irreparabili.
Alla Vostra specifica attenzione pongo il fatto che le Aree delle Ville Unite e delle Ville Disunite verranno coinvolte pesantemente da questa opera, la quale – si badi bene – non consiste solamente nella “posa di un tubo”, ma comporta profonde ed estese escavazioni, che esigono fra l’altro un’area di rispetto molto ampia (fino a quaranta metri di larghezza), anche in vicinanza di abitazioni, e che comporta l’abbattimento di alberi e colture agricole, e il diritto dell’azienda progettatrice e proprietaria a disporre permanentemente dei terreni.
Chi abbia, anche solo per curiosità, fatto una passeggiata a vedere i lavori in corso per il gasdotto di servizio al rigassificatore di Ravenna si è reso conto di quanto i lavori siano impattanti, con zone vaste come campi da calcio interamente sottratte alla natura o all’agricoltura per costruire le varie strutture adibite al trasporto del metano. Ecco, il tracciato della Linea Adriatica sarà molto più esteso e molto più pesante.
Per contrastare tutto questo disegno, sono in atto mobilitazioni di antica data, come quella pugliese e abruzzese, e sono partite nuove vertenze nelle Marche, in Umbria e in Romagna, con la costituzione di una rete di comitati territoriali ed associazioni, che chiedono la cancellazione della Linea Adriatica e dei nuovi progetti di infrastrutture nel settore dei combustibili fossili.
In rappresentanza del Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile” (che in coerenza con il proprio impegno per la giustizia climatica, aderisce alla rete di iniziative già in corso) mi rivolgo a Voi in quanto Presidenti di istituzioni del Decentramento, chiedendovi di concorrere ad affrontare il problema nel migliore dei modi.
In particolare, chiedo che i Consigli Territoriali interessati:
1) Verifichino nel dettaglio tempi e modi di realizzazione del progetto e richiedano a tutti i soggetti concorrenti la massima informazione sul tracciato esatto dell’opera
2) Si attivino per fornire a tutte le proprietà, le famiglie e le persone interessate ogni informazione, ben prima che costoro vengano raggiunte (come è successo nel Cesenate) dagli avvisi di esproprio come “fulmini a ciel sereno”, anche in considerazione che significativi e molteplici cambiamenti sono avvenuti dalla prima emissione del progetto ad oggi
3) Richiedano che venga avviata una nuova e particolareggiata procedura di Valutazione di Impatto Ambientale e sanitario, dal momento che la precedente risale a molti anni addietro, e nel frattempo sono cambiate significativamente le condizioni oggettive del territorio, e soprattutto vi è stata un’accentuazione gravissima della crisi climatica e delle sue conseguenze
4) Si attivino per organizzare in tempi brevi assemblee popolari e tutte le altre possibili forme di consultazione della popolazione, altrimenti lasciata nella totale ignoranza e in balia dei “fatti compiuti”.
È ben nota la posizione della Campagna “Per il Clima – Fuori dal Fossile” e del mondo ambientalista nel suo insieme, sulla necessità di ridurre progressivamente ma con decisione la dipendenza dalle fonti fossili in tutto il Paese.
In questo caso, mi preme però far notare che nei confronti del progetto della Linea Adriatica, anche coloro che fino ad ora hanno accettato le opere imperniate sul ricorso al metano (come il rigassificatore che dovrà arrivare a Ravenna nel 2024) dovrebbero schierarsi nettamente in una posizione di contrasto. Infatti, a più riprese e da più parti, ivi comprese le Istituzioni locali, si era dichiarato fra i punti fondamentali la necessità di non dover più dipendere dal gas trasportato via gasdotti, proveniente da aree ad alta instabilità geopolitica e governate da regimi dittatoriali.
Auspico quindi che vogliate dare adeguato spazio alla riflessione e all’ approfondimento del tema, e invocare – intanto – una moratoria rispetto alla realizzazione dell’opera.
A disposizione per ogni collaborazione nella realizzazione delle iniziative che vorrete proporre, resto in attesa di un Vostro Cortese riscontro e Vi invio i più cordiali saluti”