Come stiamo vivendo questa situazione d’emergenza? Se lo sono chieste le Girl Geek Dinner di Ravenna (https://ggdravenna.wordpress.com/info/), la community di donne appassionate di Internet e tecnologia, attive sul territorio dal 2015 e tra le più attive in Italia, nel corso del loro ventesimo appuntamento che, per forza di cose, è avvenuto online.
Tra le tante piattaforme che in questo periodo molti hanno imparato a conoscere e utilizzare, è stata scelta Zoom; l’incontro si è svolto venerdì 17 aprile e ancora una volta i 25 posti a disposizione sono andati esauriti.
La particolarità di questo incontro, rispetto agli altri organizzati dalle geek ravennati, è stato che, invece di avere una relatrice (o un relatore) a trattare un argomento specifico, le partecipanti (impiegate, libere professioniste, imprenditrici ravennati e non), ognuna per qualche minuto, hanno raccontato come stanno vivendo questo periodo particolare e condiviso storie, pensieri e sentimenti, restituendo una visione, tutta al femminile, su quello che sta accadendo.
In linea di massima tutte quante si sono trovate a scoprire o riscoprire nuovi mezzi per comunicare online, per qualcuna è stata una piacevole novità. Tutte stanno cercando di trarre il massimo da questa situazione, adottando soluzioni estemporanee e, a volte, riscoprendo piaceri e abitudini che da tempo non facevano più parte della loro vita, ad esempio seguendo corsi di ginnastica su Youtube o corsi di zumba, yoga o meditazione in videocall, oppure risistemando la casa, gli album delle fotografie dei figli, o buttandosi sulle gioie della cucina casalinga.
Molte continuano a lavorare, qualcuna in ufficio (specificando “per fortuna” altrimenti sarebbe stato difficile convivere con il resto della famiglia), altre da casa, adeguandosi a ritmi e tempi di compagni e figli; c’è chi riesce a lavorare di più e meglio e chi si è buttata in progetti che aspettavano da tempo di essere tirati fuori dal cassetto.
Tutte, prima o poi, hanno avuto un momento di cedimento emotivo. Tutte, anche quelle che stanno vivendo in modo positivo questo momento, sono preoccupate per chi, invece, non ha la fortuna di lavorare, di avere una casa adeguatamente grande, di poter uscire in giardino, di essere in salute. Tutte, naturalmente, sentono la mancanza dell’aria aperta e della socialità, soprattutto chi ha genitori o figli lontani.
Per chi ha figli spesso è un problema non solo trovare la giusta concentrazione per continuare a lavorare da casa, ma anche assisterli per le varie attività e lezioni online, spesso gestite in modo caotico e disorganizzato.
«Io ho due figli, uno di 8 e una di 5 – ha raccontato Angela Corbari, Cofounder & COO di Studiomapp S.r.l. – il grande, che fa le elementari, nelle prime settimane non ha mai avuto nessun tipo di lezione online; io spingevo e continuavo a chiedere e inizialmente mi è stato risposto che erano troppo piccoli per fare didattica a distanza, il mio pensiero però era un altro e ho continuato ad insistere.
Credo che sia necessario insistere sulla necessità della scuola di migliorare la cultura digitale degli insegnanti e le infrastrutture, io ci sto provando, ma sto incontrando dei muri di gomma, con insegnanti poco disponibili a capire la situazione, che si comportano online come se fossero in aula, con il risultato di essere soporiferi e di mettere in difficoltà i bambini, che non riescono a seguire. È necessario innovare, rendere le lezioni più visuali, più adatte al mezzo, non si può pensare di adottare lo stesso approccio che si adotta in classe, ma discutere di queste cose è veramente difficile».
Da non sottovalutare, poi, il disagio dovuto all’incertezza sulla riapertura delle scuole.
«Ho realizzato quanta poca progettualità ci sia intorno – afferma Alessandra Farabegoli, Cofounder di Digital Update – sono molto preoccupata del fatto che tutti affermino allegramente che riapriranno le catene di montaggio, mentre per la scuola non si sa, vedremo se sarà possibile rimettere i ragazzi in classe, come se fosse possibile pensare di far ripartire un paese, fregandosene di tutti gli under 18, perché tanto ci pensano le famiglie, che poi nel 99% dei casi significa che saranno problemi delle madri. Questa cosa mi preoccupa davvero molto e credo che dobbiamo attivarci in maniera anche molto pressante, per portare avanti istanze che non riguardano solo le donne, ma una società più inclusiva e più organizzata per tutti. Dobbiamo approfittare dell’occasione per ripartire, ma non com’era prima, con difetti e storture, se possibile in maniera diversa; però non mi sembra che stiamo andando in questa direzione».
Due tra le più note imprenditrici ravennati, si sono dette molto preoccupate per la situazione economica.
Antonella Bandoli, Creative Director & Owner di Matite Giovanotte, pensa all’immediato futuro perché «per il momento non siamo con l’acqua alla gola, ma se le cose continuano così succederà nel giro di pochi mesi. A parte la possibilità di mettere i dipendenti in cassa integrazione e i famosi 600 Euro, l’unico aiuto per noi è quello di indebitarsi ulteriormente e non mi sembra una cosa così positiva. Spero che arrivino dei decreti diversi che mi permettano di salvare il mio gruppo di lavoro, che è formato da persone fantastiche, tutte assunte a tempo indeterminato».
Ancora più pessimista la mosaicista Anna Finelli, Annafietta: «Come Anna mi sembra di vivere in un film dell’orrore, dal punto di vista del lavoro invece è un disastro totale. Noi abbiamo smesso di lavorare lo scorso 20 febbraio, quando la Regione ha chiuso chiese e musei: i turisti, che a Ravenna erano già in gran numero, perché il turismo si era destagionalizzato tantissimo, sono immediatamente spariti. Dopo il lock down mi sono industriata a fare qualche consegna tramite corriere o in autonomia, ma ho guadagnato giusto i soldi per fare la spesa, niente di interessante; purtroppo non avevo commesse da consegnare, come invece a volte mi capita, invece ho il negozio pieno perché ci stavamo preparando per la stagione che stava per partire.
Adesso mi sento un po’ come i bagnini: da dove ripartiamo? Da dove ricomincerà il nostro lavoro? Io non credo che il turismo potrà ripartire a breve e noi abbiamo sempre lavorato col turismo, il nostro è un prodotto emozionale, che acquisti dopo aver visto i mosaici di San Vitale; Ravenna era diventata una città turistica di un certo livello, quindi da marzo a Natale lavoravamo molto.
Poi noi lavoriamo anche con lo sport, altro tasto dolente, ad esempio per la Top Cup, o la Maratona di Ravenna. La Maratona dovrebbe esserci a novembre, speriamo, ma anche se davvero tutto andrà bene e si potrà correre la domanda vera è un’altra: quella di Ravenna era una delle maratone più internazionali d’Italia, con atleti che arrivavano da tutto il mondo, come arriveranno questi atleti a Ravenna?».
Anche chi non vede messo a rischio il proprio lavoro, però, è fortemente preoccupata, come Lucilla Danesi, Project manager di Geoplant Vivai che, dopo un momento iniziale di difficoltà, ha continuato a lavorare, «però sono molto preoccupata di questo contesto, perché sto notando che moltissime persone non stanno lavorando, tanti amici, tante persone che conosco, al momento non hanno un reddito, quindi credo che la ripresa sarà molto complicata e che servirà veramente rimanere uniti e trovare nuove soluzioni e nuove risposte a problemi che, immagino, diventeranno reali e palpabili nel giro di pochi mesi. Resto ottimista, sempre, ma sono anche preoccupata per chi non può riaprire la sua scuola di danza, o non sa quando potrà tornare a fare la guida turistica, questi sono problemi seri! Come diceva Anna c’è da chiedersi davvero quando tornerà il turismo a Ravenna. La situazione dal mio punto di vista è molto preoccupante e in ogni caso non mi piace nemmeno vivere una condizione di privilegiata, in mezzo a gente che non sta bene, perché io ho sempre creduto che il benessere debba essere condiviso e diffuso, che stiamo bene quando stiamo bene tutti: quando il benessere pro capite è diffuso allora si vive bene».
Al di là dell’ottimismo e del pessimismo, in ogni caso, le geek hanno sottolineato il bisogno di cambiamento, dal cercare di mantenere buone abitudini e prassi nate o riscoperte durante il lock down, all’impegno perché la ripartenza diventi un vero e proprio rinnovamento perché, citando ancora Angela Corbari: «questo è un momento epocale per la nostra società ed è un’occasione per ripensarla in meglio sotto tantissimi aspetti, a partire dalla crisi climatica in atto: abbiamo visto come, in poco tempo, dando un po’ di tregua al nostro pianeta, la natura si stia riprendendo i propri spazi; vanno ripensati i modelli di consumo, la mobilità, va ripensata la ripartenza in maniera sostenibile; sicuramente dev’essere un momento di riflessione seria da parte di tutti».