Il fenomeno della violenza nei luoghi di lavoro è oramai riconosciuto, fin dal 2002, come un importante problema di salute pubblica. In Sanità si registra un sensibile aumento dei fenomeni denunciati, anche se tuttora sottorappresentato, in quanto in prevalenza sono denunciati i soli casi che producono lesioni agli operatori. Denunciare il fenomeno sulle testate giornalistiche e dare risposte emergenziali, con l’istituzione di fondi Regionali per il ripristino del servizio di Polizia all’interno delle strutture sanitarie (come era negli anni 90), non risolvono un fenomeno individuato come un problema di salute pubblica.
La Fp Cgil, che ha avviato da tempo una campagna nazionale sulla violenza in Sanità, ritiene che sia necessario da subito avviare un tavolo specifico con l’Ausl della Romagna, che riguardi sia la contrattazione integrativa, con accordi di videosorveglianza, che personale ad hoc formato nelle sedi opportune.
Allo stesso tempo la Fp Cgil ritiene prioritario spingere sull’attuazione di modelli organizzativi dei punti più esposti, come Pronto Soccorso, punti di primo intervento, e reparti di psichiatria, evitando che il personale si trovi isolato nella prima fase di attesa del paziente o famigliare, attivando sistemi di presa in carico Doctor to patient e non viceversa, con Equipe preparate per codici di intervento. Tale riorganizzazione, in particolare del Pronto Soccorso, dovrà avvenire tramite una proficua concertazione, attraverso l’utilizzo dei fondi regionali stanziati.
Proporremo la costituzione di una Commissione paritetica (azienda e sindacati) con lo scopo di elaborare programmi di prevenzione alla violenza e l’istituzione di un team di persone formate per la gestione di situazioni critiche, attraverso: mediazione dei conflitti; diffusione di una politica di tolleranza zero verso atti di violenza; incoraggiamento del personale a segnalare prontamente gli episodi subiti e a suggerire le misure per ridurre o eliminare i rischi, anche con specifici momenti formativi; facilitando il coordinamento con le autorità di pubblica sicurezza. Tutto questo perché riteniamo che affrontare situazioni di violenza, riconosciute come un importante problema di salute pubblica, con strumenti utilizzati per problemi di ordine pubblico non raggiunga l’obiettivo di azzerare gli atti di violenza.