Nei scorsi la nostra coordinatrice regionale delle Donne Democratiche Lucia Bongarzone è intervenuta sulla sentenza del Tribunale di Ravenna che assolve per non aver commesso il fatto i presunti stupratori di una diciottenne ci preoccupa. Le sentenze si rispettano. Nel pieno rispetto della magistratura e di una pronuncia di cui ancora non conosciamo le motivazioni, ci preoccupano però le circostanze riportate dalla stampa. Il messaggio, infatti, rischia di confermare una sostanziale impunità per chi abusa di soggetti non in grado di difendersi e di reagire. L’ubriachezza non può mai giustificare una violenza, anzi semmai l’aggrava.
Troppo spesso, infatti, potenti e striscianti stereotipi di genere nella comunicazione vanno a rafforzare la cultura patriarcale, il sessismo e l’oggettivazione della donna. A far considerare normale e scusabile – come nel caso in questione – il fatto di filmare una ragazza in stato di incoscienza e alterazione e con tutta evidenza incapace di prendere decisioni consapevoli. Questo non è né normale né scusabile. Mai. Neppure se le future motivazioni dovessero suffragare l’innocenza rispetto all’abuso sessuale.
Le Donne Democratiche dell’Emilia-Romagna chiedono su questo come su altri casi, purtroppo numerosi, di presunte o accertate violenze sessuali, di porre grande attenzione e rispetto della persona offesa nella propria dignità.
Tramite la senatrice Paola Boldrini abbiamo chiesto alla ‘Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere’, di approfondire la sentenza di Ravenna e di intervenire affinché non si faccia passare un messaggio distorto e pericoloso.
Lo ribadiamo, lo stupro di gruppo che ormai è una modalità emulata e ripetuta non può trovare giustificazione nè pubblica nè istituzionale di fronte ad uno stato di sostanziale incoscienza. Il consenso della donna deve essere sempre esplicito.
Conferenza delle Donne Democratiche di Ravenna