Pareti grigio scuro, solai ora spalancati su un cielo livido ma stellato ora totalmente neri, aracnidi voraci sul punto di afferrare un uomo disperato, riverso su un materasso con occhi atterriti e con braccia e gambe divaricate verso l’alto, una cameretta nella quale tra armadietti, una libreria e una scrivania con pc emerge a sorpresa una cavità ben squadrata e contornata, quasi fosse una piscina, nel cuore della stanza e del foglio: una cavità, preannunciata da candele accese tra vestiti dismessi, su cui si staglia una sorta di epigrafe con tanto di necrologio che recita lapidario ‘ragazzo incompreso’, accompagnato da nome e cognome, anno di nascita e presunta morte dell’autore dell’elaborato in concorso.
Tutto questo non è il profilo vertiginoso di un film horror ma è balzato agli occhi della giuria dell’ottava edizione del concorso ‘La mia camera ideale’, indetto dall’indirizzo Costruzioni Ambiente e Territorio (CAT) dell’IT Oriani di Faenza, che ha visto recentemente acclamati diversi alunni delle scuole secondarie di primo grado di Faenza e del comprensorio, con elaborati eterogenei e tutti meritevoli di considerazione.
Si è rimasti particolarmente colpiti dal forte realismo che ha caratterizzato alcuni lavori grafico-pittorici. Andando a memoria nel tempo, non si erano mai palesate in modo così intenso, in diversi studenti, capacità grafiche tanto penetranti da dover condurre a una più densa rilettura del significato complessivo delle opere trasmesse. È vero che gli elaborati vanno correttamente e giustamente contestualizzati: per questo la giuria, insieme al Dirigente scolastico Fabio Gramellini, ha inteso la loro contestualizzazione una necessità anche a fronte di evidenze incontrovertibili.
Il concorso, nell’intento di stimolare le qualità creative, progettuali e grafiche degli studenti, ruotava intorno al tema ampio e poliedrico del sogno. Ai giovani studenti, quindi, si chiedeva di dare vita a una camera ideale, dove fantasia e realtà si fondono inscindibilmente per avere un ambiente dinamico, bizzarro, flessibile, fashion e allo stesso tempo pratico, dove piacerebbe veramente vivere. A questa consegna sono seguite interessanti riproduzioni di interni, caratterizzatesi nell’edizione 2020-’21 per la particolare eloquenza espressiva dei contenuti e dei colori.
Sono risultati alquanto impattanti quegli interni ideati con una forza comunicativa indicativa di una condizione di chiusura, di blocco, che ha permesso che ragazzini e ragazzine trascorressero ore e ore proiettati in un mondo frammentato e isolato, lasciando che la connessione prolungata – che potrebbe anche equivalersi alla convinzione positiva delle relazioni, virtuali ma pur sempre interazioni con gli altri – ceda il passo alla realtà di un isolamento sempre più profondo. In effetti succede proprio questo: smartphone, soprattutto, e pc, diventano lo specchio di sé stessi. E la rete, sorta per mettere in comunicazione il mondo, non diventa altro che uno spazio ristretto ma seducente nel quale ci si rinchiude.
È la motivazione di fondo che ha mosso il Dirigente scolastico dell’Oriani a valersi, a questo punto, del confronto con il dottor Andrea Bilotto, psicologo scolastico operante nell’Istituto Tecnico Oriani nonché Presidente A.I.C.S. (Associazione Italiana di prevenzione al Cyberbullismo e al Sexting). Sono emerse delucidazioni molto rigorose e interessanti, perché la contestualizzazione che la giuria intendeva operare ha trovato conforto nella lettura dello specialista. La simbologia di immagini e colori presente nei disegni non va presa certo alla lettera, ma inserita in un’osservazione più ampia che non può non tener conto anche dell’età e della maturità dei ragazzi. I nostri adolescenti sono stati toccati in modo diverso dalla pandemia, che ha stravolto le loro vite, e ciò influirà sulla loro crescita, sul loro futuro, sui sentimenti, sul modo di approcciarsi al mondo, agli altri, alla vita, sebbene in maniera diversa. Il ritorno alla DAD accende i riflettori sul tema dell’istruzione ai tempi del COVID-19. Il distacco dagli ambienti scolastici, la lontananza dagli amici, il brusco cambiamento di abitudini e stili di vita nei ragazzi hanno irrigidito situazioni preesistenti e ne hanno prodotte delle nuove. Chi eredita già delle fragilità non è detto che riesca a recuperare in modo facile i rapporti e a riacquisire schemi sociali smarriti. Il dottor Bilotto insiste su questo aspetto anche in ragione del fatto che tutte le attività e i momenti di socialità si sono spostati dietro uno schermo, in uno spazio virtuale. Interrompendo la socialità e ostacolando rapporti fondamentali nel processo di crescita nella fascia d’età tra i 14 e i 18 anni, la pandemia ha esacerbato in alcuni casi i sensi di apatia e solitudine nonché le fragilità della fase adolescenziale, aspetti e prospettive che aprono la strada alla sindrome di hikikomori per Covid-19. Una criticità che travolge non solo la socialità ma anche la sfera dell’apprendimento, fino al punto di introdurre gli studenti in un vicolo cieco, che non ha altra apertura se non l’abbandono degli studi e lo sprofondamento in un disagio che si manifesta con inquietudine, ansia, insoddisfazione, smarrimento, persino rabbia e violenza.
Apprendimento e socialità sono, dunque, gli ambiti più colpiti: lo conferma anche un’indagine condotta da Save the Children, su un campione di adolescenti tra i 14 e i 18 anni, ma anche un recente sondaggio dell’Unicef (novembre 2020) nel rapporto ‘The future we want’- Essere adolescenti ai tempi del Covid-19, restituisce dati allarmanti: più di 6 studenti su 10 hanno infatti dichiarato che la digitalizzazione ha creato stress nello studio e un 16% degli intervistati ha registrato un peggioramento dei rapporti familiari. Bilotto conferma che nei giovanissimi si sono fatti sempre più evidenti forti difficoltà ad uscire di casa e anche a tornare a scuola in presenza, a riprova che l’esperienza dell’isolamento fa male a tutti: il prezzo di questo sacrificio è alto. Stare nel mondo, vivere di osservazione, approccio e relazione è fondamentale per un adolescente. Questo è stato pesantemente reciso. E il mondo della Scuola rappresenta uno spazio vitale irrinunciabile.