“Sono state presentate due interrogazioni per chiedere quale sarà il destino della ferrovia Faenza Lavezzola, una in consiglio comunale a Lugo da Roberta Bravi e Silvano Verlicchi del gruppo Per La Buona Politica e una nel consiglio dell’Unione da Fabrizio Lolli (gruppo misto).
Al momento la linea non è agibile perché i binari sono fisicamente interrotti all’altezza del ponte sul fiume Santerno, nei pressi del centro abitato di Sant’Agata. I lavori di messa in sicurezza del fiume in quel tratto si sono conclusi ma, essendo la sua parte inferiore più bassa di circa 1,5 mt rispetto alla sommità degli argini, bisognerà decidere come procedere.
La soluzione ottimale sarebbe quella di ricostruire il ponte più in alto ma per un intervento simile servirebbero ingenti finanziamenti e le tempistiche burocratiche per progettazione e cantierizzazione sarebbero piuttosto lunghe. E’ stata annunciata in questi giorni una ipotesi ibrida, tagliare gli argini nei pressi dei binari, ripristinare la ferrovia e predisporre dei “tamponamenti” in caso di piena, sospendendo temporaneamente la circolazione dei treni. Il ponte così com’è costituisce comunque un rischio in caso di nuove piene eccezionali come quella che si è verificata a maggio, tantopiù che un evento simile si era già verificato il 5 dicembre 1959 quando a Sant’Agata si allagarono 3300 ettari di terreno.
Cosa si intende fare per mettere in sicurezza il territorio già colpito? Forse è il caso di rimuovere il vecchio ponte e assicurare la sicurezza idraulica nell’attesa che si trovino i fondi per ricostruirlo, in considerazione del fatto che il trasporto passeggeri, soprattutto studenti, è assicurato con corse sostitutive su autobus?
Se si ponesse la domanda agli abitanti di Sant’Agata “ preferite il treno o il fiume sicuro?” probabilmente la risposta sarebbe scontata. Nel frattempo, una cosa è certa, è necessario accelerare la pulizia dell’alveo del fiume e la riparazione dei danni agli argini per far fronte all’autunno che è già alle porte.
E’ arrivato il tempo di compiere scelte coraggiose e innovative: la Romagna unita rende più forte chi ci vive e lavora e anche l’intera Regione Emilia-Romagna.”
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