“Fenomeni di disgregazione con possibile caduta di calcinacci”. Non una foto del degrado, non una prova. Queste le poche parole della Cila che condannano a morte le torri Hamon, sottoscritte da chi firmò la relazione per l’abbattimento, in un weekend di luglio del 2015, dell’ultimo trasbordatore di banchina davanti all’attuale Darsenale. Relazione quantomeno poco chiara, visto che dalla documentazione reperita direttamente sul campo, il trasbordatore, antico di almeno 70 anni, presentava solo poca ruggine qua e là ed in particolare sulle lamiere e qualche asta ammaccata dal passaggio dei camion, quindi facilmente sostituibile. Questo video lo testimonia.https://www.portodiravenna.com/parkour-in-darsena-con-vista-mozzafiato/
Un frammento della torre Hamon in demolizione è stato sottoposto a prova con fenolftaleina. Risulta che la carbonatazione del calcestruzzo è solo molto superficiale, quindi, nonostante l’età, il materiale appare ancora in condizioni eccellenti ed in grado di proteggere i ferri di armatura da fenomeni ossidativi.
Del resto, si trattava di manufatti molto costosi, fatti per resistere ad un lavoro usurante, e quindi costruiti con i migliori materiali e le migliori tecniche, costituendo veri capolavori di ingegneria strutturale. Ne siano prova la lentezza dei lavori e i relativi numerosi video che circolano e che ben evidenziano le condizioni. Fosse stato un rudere, si sarebbe sgretolato in fretta come polvere. A riprova che il frammento campionato sia proprio della torre, Italia Nostra ha chiesto nei giorni scorsi di poter accedere al cantiere con un tecnico abilitato per effettuare una verifica. Porte chiuse e nessuna risposta. Dunque, desta sgomento la “leggerezza” con cui l’amministrazione si affretta a giustificare la demolizione parlando di condizioni di degrado avanzatissime.
Non solo: nella “certificazione di completamento degli interventi di bonifica” effettuati da ENI e certificati da ARPAE nel 2021, si legge: “Considerato il raggiungimento degli obiettivi di bonifica al termine delle fasi sopracitate, in accordo a quanto indicato nel POB, veniva effettuato il collaudo dei poligoni 6TS e 7TS senza dover realizzare anche l’intervento di Phytoremediation…” Questo a significare che gli obiettivi della bonifica erano già stati raggiunti prima ancora di mettere in campo altri interventi. Bonifiche completate ma utili al solo uso industriale, con capannoni aperti? E allora, come si pensava di poter realizzare la Cittadella della nautica? Perché il Sindaco, tutore della salute pubblica, non ha preteso una bonifica più approfondita, ma anzi, con la propria rappresentanza nell’ambito dell’Autorità Portuale, acconsentirà all’acquisto con soldi nostri dell’intera area ancora in parte inquinata a quasi 8 milioni di euro, compresi di iva? Considerando l’abbattimento delle torri a 2,6 milioni di euro, ENI si sbarazza di un terreno del genere a costo zero, anzi guadagnando 5,4 milioni di euro? Nel frattempo i cittadini perdono l’opportunità che era ben delineata nel PUG, con il progetto di un polmone verde ed il riuso per“eventi artistici, culturali, sociali, ludici e sportivi” delle torri, definite dal PUG“due straordinari monumenti di archeologia industriale”. Un veloce voltafaccia come se niente fosse.
Il Sindaco parla di solidarietà ai cittadini dispiaciuti: i cittadini “dispiaciuti” per non dire beffati sono tutti i ravennati, destinatari del PUG assunto il 14.01.2022 con una delibera della Giunta nominata dal Sindaco eletto dal voto democratico, lo stesso Sindaco che ha posto il suo nome sul frontespizio del PUG e che ora, senza nulla pretendere da ENI (azienda a maggioranza statale con un utile netto nel 2023 di 4,7 miliardi di euro, che tanto ha preso in quasi cento anni dal nostro territorio), cancella per sempre lo skyline dalla Darsena di Città verso il mare, la presenza e la speranza visibile di un riscatto, di una consapevolezza per le future generazioni. Italia Nostra sezione di Ravenna desidera porgere un sentito grazie all’Ordine degli Architetti di Ravenna per l’autorevolezza e la chiarezza con cui ha posto a fuoco la vicenda. Attendiamo fiduciosi un ripensamento di ENI, del Sindaco e di Autorità Portuale.”
Italia Nostra sezione di Ravenna