Nel 2018 i pioppi furono sottoposti ad una scandalosa capitozzatura che li aveva ridotti al solo tronco. Ora si scopre che ben 65 pioppi sono malati e vanno abbattuti. A causa dei gravi danni che provoca, la pratica della capitozzatura è vietata dal Regolamento del verde del Comune di Ravenna, se non per particolarissime circostanze documentate. Viene invece abitualmente praticata ovunque, sia dal pubblico che dal privato, dove i cittadini vedono l’esempio, e buttano i loro denari convinti che l’albero abbia bisogno di una bella sfoltita perché poi “cresce più bello di prima”. Ad esempio, a Piangipane, un platano su strada provinciale è stato selvaggiamente capitozzato alcuni anni fa dalla Provincia: poi arriva l’ordine di abbattimento e sulla scheda che abbiamo richiesto di visionare c’è scritto: “Sintomi e/o danni Inserzioni branche: ferite potatura > 6 cm. Branche: Ferite di potatura > 6 cm. Capitozzatura”. E così, il giro di capitozzatori, agronomi, taglialegna senza scrupoli, vivai, dottori forestali, progettisti e via dicendo muove i flussi di denaro, mentre amministratori sempre più ignoranti o disattenti trattano gli alberi come oggetti di consumo, semplici numeri senza qualità ed età ricollocabili e “compensabili” ovunque”.
L’accusa arriva dalla sezione di Ravenna di Italia Nostra.
“Meglio se lontano dalla città, dove, grazie anche ad articoli sensazionalistici, si scatena la psicosi dell’albero che uccide e provoca alluvioni, o del “degrado da alberi”, o loro radici che dir si voglia. Città come forni, senza vita oltre le nostre, e sempre più inquinate; alberi piantati magari a luglio a favore di telecamere per poi venir abbandonati a morire di sete. Senza contare che gli attuali abbattimenti avvengono in periodo vietato per nidificazione. Pare che abbattimenti sostanziosi potranno essere compiuti prossimamente anche in zona Mandriole; abbiamo provveduto a segnalare per le verifiche del caso.
Ma ciò che desta ancor più sgomento è la strage gratuita dei pluridecennali, folti, bellissimi e sanissimi pini domestici del viale Romagna a Lido di Savio a causa del cosiddetto “Parco Marittimo”. Decine di segnalazioni ci sono giunte, e mostrano marciapiedi ancora in perfetto stato: ma la strage è già iniziata, così come l’assolato squallore della nuova sistemazione. Senza dimenticare che l’abbattimento di alberi di valore deprezza anche gli immobili. I denari per la “resilienza” vengono sperperati per distruggere la “resilienza” in barba al principio DNSH (do not significant harm) per il quale i progetti PNRR non devono arrecare danno ambientale significativo. Abbiamo saputo di una petizione organizzata da cittadini volenterosi, e non possiamo che ringraziarli per quanto stanno facendo, invitando tutti a sottoscrivere. Si può firmare in moltissimi esercizi commerciali di Lido di Savio”.