“Ricapitolando, ciò che risulterebbe dalle carte è che l’Autorità di Sistema Portuale si è già aggiudicata da ENI l’area ex SAROM per un progetto che verrà finanziato con fondi PNRR per quasi 12 milioni di euro, e che è stato presentato non si capisce per quale area, ma che poi viene spostato sull’area ex SAROM.

ENI ha effettuato le bonifiche solo per un uso industriale, quindi solo parzialmente, certamente abbattendo i costi e non si capisce sarebbe stato possibile realizzare la “Cittadella della nautica” in programma anni fa, se le bonifiche non erano complete. ENI vende all’Autorità Portuale i terreni per 6,8 milioni di euro, che con iva diventano oltre 7,8 milioni. Nel frattempo, forse per accordi intercorsi nella compravendita, abbatte le torri Hamon, nonostante il PUG in fase di approvazione votato dalla Giunta Comunale – in rappresentanza di tutti i cittadini ravennati e delle istanze di anni di progettazione partecipativa – le avesse definite “due straordinari monumenti di archeologia industriale”. Ciò che si fa in altre città europee, rendendo queste aree ex industriali centri moderni ed attrattivi, a Ravenna non si può. L’abbattimento delle torri è stimato a 2,6 milioni di euro. Difficile immaginare che per metterne in almeno sicurezza una (visto anche le condizioni che, da quanto analizzato, sembrano più che buone), si sarebbe speso più di un milione di euro.

A conti fatti, ENI guadagna 5,2 milioni di euro vendendo i terreni della raffineria solo parzialmente bonificati; terreni che verranno pagati da AdSP, ente pubblico, coi nostri soldi. Italia Nostra invia altri accessi atti per comprendere i dettagli dell’“affare” condotto dall’Autorità Portuale di Ravenna. Nel frattempo il sindaco non degna più di replica nemmeno il qualificato appello a favore della tutela levato con coraggio dall’Ordine degli Architetti.”

Italia Nostra sezione di Ravenna