“Potremmo chiudere gli occhi e piangerti o aprirli e guardare quello che ci hai lasciato”. Così chi l’ha amata saluta Grazia Beggio, la più nota combattente per l’ambiente in terra ravennate.
La ricordiamo per le sue battaglie, condotte sul campo e nelle aule spesso sorde della politica. Poche sono le donne ad ottenere consensi su questo, meno ancora i politici che scelgono di impegnarsi per stabilire una continuità tra le parole e i fatti. I nostri giorni sembrano voler dimenticare il lavoro di una vita, portato avanti da Grazia, dal marito Giorgio Lazzari e dai tanti che, a partire dagli anni 60, iniziarono con coraggio e lungimiranza a ragionare su ambiente, clima, biodiversità. Temi spesso ridotti oggi a slogan e a vuote manifestazioni di piazza, ma da cui dipende la nostra stessa sopravvivenza: difficile ora impegnarsi concretamente in prima persona e con cognizione di causa sugli argomenti locali più urgenti come faceva Grazia. Punte Alberete, la battaglia dell’Ortazzo e di foce Bevano, la centrale a carbone, “La Duna che vive” dell’ex colonia di Marina di Ravenna sono solo alcune delle sue battaglie vinte, grazie a cui possiamo ancora godere di tanti luoghi unici del nostro territorio, descritto ed amato nei molti preziosi libri scritti con Giorgio Lazzari.
In un tempo sempre più prossimo all’emergenza ambientale, ma sempre più distante dai temi “sconvenienti” specialmente nei luoghi delle decisioni, Italia Nostra ricorda Grazia Beggio e rinnova la presenza sul campo insieme alle altre associazioni di protezione ambientale, con l’ultimo impegno tuttora attivo sottoscritto anche dalla sua associazione di volontariato, L’Arca: oltre una decina le associazioni locali e regionali che stanno collaborando per la difficile tutela del fratino, specie sull’orlo dell’estinzione, a Marina di Ravenna e sulla nostra riviera. L’impegno e gli insegnamenti di Grazia Beggio continuano.