Secondo la stampa, giusto poche settimane fa l’assessore regionale al turismo Corsini dichiarava, a proposito dell’impianto da 59 pale eoliche alte 35 metri previsto al largo della costa davanti a Rimini: “Sono molto perplesso perché l’Adriatico è un mare né troppo profondo né ampio, lo chiamano per questo il lago”. Proseguiva dichiarando di essere favorevole alle energie rinnovabili, anche se gli risultava che le pale eoliche nel Nord Europa fossero state superate.
E ancora: “Sono contrario a stravolgere il paesaggio dell’Adriatico in maniera irreversibile, abbiamo già i pozzi per le estrazioni metanifere. Non vorrei che l’Adriatico più che un mare diventasse una foresta – e concludeva – Utilizzare le piattaforme una volta dismesse per investire sulle energie rinnovabili, oltre che sul turismo, per me è un sogno realizzabile, trasformare le piattaforme in isole turistiche”.
Cosa dice ora l’assessore sul progetto di 56 pale annunciato ieri da Saipem davanti alle coste ravennati?
Il progetto, stando agli studi elaborati da RITMARE, CNR e Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel 2017 e ribaditi dalla Regione Emilia-Romagna a fine 2019, prevede due zone dedicate ai parchi eolici davanti a Ravenna, una alla stessa distanza dalla costa del parco di Rimini bocciato dall’assessore. In particolare, la zona più vicina alla costa è collocata pressoché di fronte alla Riserva Naturale Statale di foce Bevano, zona unica in tutta la riviera romagnola per la sua altissima valenza ambientale e paesaggistica e già massacrata dalla subsidenza co-indotta dalle estrazioni di idrocarburi del campo Angela Angelina. Inoltre, interessa parte di una ZTB (zona di tutela biologica) marina, con possibili interferenze, stando allo studio appena citato, con tartarughe e cetacei. Lo stesso studio rileva che per i progetti di parchi eolici davanti alle coste emiliano romagnole vi è “Mancanza di adeguate serie temporali di misura della ventosità alle varie quote”, e che vi sono “potenziali conflitti con altri usi, legati prevalentemente a interazioni con il turismo costiero (soprattutto per l’impatto paesaggistico degli impianti)”. Dunque l’impatto c’è e, paradossalmente, viene rifiutato per una costa già pesantemente antropizzata come quella riminese ed ammesso su quella meno manomessa – piattaforme a parte – del ravennate. I cittadini di Ravenna e gli operatori turistici sono di categoria diversa rispetto a quelli di Rimini? Attendiamo risposte dall’assessore.