“Si susseguono le dimostrazioni di pochezza culturale nella nostra città: non si comprende se stiano più in basso più gli Amministratori o i cittadini se sopportano senza fiatare.
Ravenna cancella storia, paesaggio, memoria e cultura, e disonora Corrado Ricci, Luigi Rava e tutti coloro che la resero un faro della tutela e della cultura italiana in un passato ormai lontanissimo. La Soprintendenza, la prima fondata in Italia, tace.
Tace sulla distruzione delle alberate storiche di pini domestici, tace sui capanni balneari storici che, ora è confermato, verranno tutti rasi al suolo tranne quattro, tace sulle torri Hamon distrutte da ENI con i commenti sarcastici dell’Autorità Portuale, ricopre preziose ville romane, guarda andare in rovina gli edifici di archeologia industriale della Darsena di città tutelati come beni culturali (ex Montecatini ed ex SIR), il Teatro di Mezzano e l’ex Macello, anch’essi tutelati, ed ora, su una zona contigua all’area archeologica vincolata interessata dai resti del cosiddetto Quartiere Goto, guarda, per l’ennesima cementificazione e il milionesimo centro commerciale ravennate, l’abbattimento della ciminiera dell’ex Officina del Gas (anche detta ex AMGA), che resisteva da oltre 160 anni. Una struttura giunta a noi in condizioni più che buone, che ha caratterizzato la zona con la sua sagoma inconfondibile. Si legge che verrà ricostruita. Esattamente come fu raccontato per la torre civica medievale, anch’essa capitozzata venticinque anni fa, ma con l’obbligo di ricostruzione, si intende! Come per la fornace CILEA Hoffman di via Romea nord (“ve la rifaremo più bella di prima”), o l’ultima gru di banchina davanti al Darsenale, queste ultime abbattute a Ferragosto e in un weekend di luglio. Alle promesse, com’è ovvio, non fa mai seguito alcuna ricostruzione: espedienti per indorare il danno ed ottenere le autorizzazioni, con la certezza che i cittadini dimenticano, presto e tutto, e le Amministrazioni concedono senza fiatare. Per i capanni balneari, per i pini di Lido di Savio e di Ravenna e per la ciminiera dell’ottocentesca Officina del Gas, invece, non si abbatte o manomette al coperto delle vacanze estive, ma poco prima delle elezioni comunali: segno che ormai tutto è possibile alla luce del sole, anzi, della ribalta della campagna elettorale, dove vengono chiamati alla riconferma del voto cittadini sempre più umiliati e sempre più poveri.”