“A luglio 2022 Italia Nostra sezione di Ravenna depositò una denuncia/querela contro ignoti per la presunta enorme discarica abusiva priva di custodia cosiddetta “cimitero delle navi” presente da decenni nel Porto di Ravenna. In un luogo lontano dagli occhi dei ravennati, dove si è consumata per ben quattro anni la scandalosa vicenda della motonave Berkan B – abbandonata e lasciata affondare senza essere bonificata dal suo carico inquinante e potenzialmente cancerogeno – giacciono semiaffondate dal 2009 ed ormai in fase di disfacimento, tre motonavi di classe “Slavutich”, e altri due relitti più piccoli. La zona portuale è in continuità idraulica con la Pialassa Piomboni, zona del Parco del Delta del Po protetta dalle Direttive Europee, dove si pesca nei numerosi “padelloni”, e dove, a poca distanza, non di rado vengono raccolti di frodo molluschi per il commercio abusivo a larga scala.
Così descriveva i relitti l’Ammiraglio Ispettore Caligiore, allora Comandante del Reparto Ambientale Marino del Corpo delle Capitanerie di Porto (RAM), organo in seno all’allora Ministero della Transizione Ecologica – ora Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – durante la sua visita al Porto di Ravenna ad ottobre 2021 per la questione Berkan B: “occorre doverosamente segnalare la presenza, nelle immediate vicinanze, di altri 5 relitti che, oltre a rappresentare un potenziale pericolo per il delicato eco-sistema che caratterizza l’intera zona, costituiscono un pessimo “biglietto da visita” per una importante realtà portuale quale quella di Ravenna, con inevitabili ripercussioni anche di carattere economico e commerciale, sottraendo all’operatività del porto un vasto segmento di banchinamento”.
Si aggiunga, come prontamente segnalato da Italia Nostra alle autorità competenti anche poche settimane fa, che sono spesso presenti persone a bordo, in totale condizione di insicurezza e senza che le carcasse siano in alcun modo custodite o inibite all’accesso. In rete vi sono numerosissimi video girati sui relitti con decine di migliaia di visualizzazioni, in cui sono riprese persone che accendono persino fumogeni a bordo, testimoniando la presenza di materiali di ogni genere abbandonati dentro le carcasse sfonde adagiate nelle acque portuali.
A tal proposito, in un articolo del 2022 (testata Corriere Romagna) si leggeva come, secondo l’ingegner Nicolucci, esperto del settore e docente universitario, nonché amministratore della società Techno operante anche per il caso Berkan B dopo il disastroso affondamento, “sarebbe ragionevole ipotizzare che a bordo siano presenti molte sostanze tossiconocive oltre a combustibili, olii idraulici e lubrificanti”. E ancora: “Uno screening potrebbe portare ad altre sorprese. Le navi di questa tipologia le prendo come esempio per illustrare ai miei studenti le procedure Ihm (Inventory of Hazardous Materials)”.
La questione dei relitti abbandonati nei porti italiani è ancora aperta, come sottolinea l’articolo “Una legge e un’Authority per rimuovere gli oltre 700 relitti dei porti italiani” redatto dall’Ammiraglio Caligiore e recentemente apparso su un’importante rivista italiana del settore (Shipping Italy). Nell’articolo si tratta anche la vicenda del Porto di Ravenna.
Lunedì al Giudice la decisione su come procedere per un tema, a parere di Italia Nostra, assai rilevante sia per quanto riguarda la possibile compromissione ambientale, sia la sicurezza portuale, che la salute pubblica.”
Italia Nostra sezione di Ravenna