“A Lugo, nel sito nell’area dell’ex acetificio Venturi, si è tenuta l’inaugurazione del nuovo centro commerciale della catena della grande distribuzione che ormai sta imperversando in tutta la Romagna, e non solo. In un Comune già saturo di centri commerciali e di supermercati (12 per 32000 abitanti), questo intervento urbanistico è stato presentato alla cittadinanza come “opera all’insegna della rigenerazione urbana per un futuro sostenibile” da parte dell’amministrazione comunale e dal gruppo della GDO, stravolgendo concetti come“il no al consumo di suolo” diventato “recupero dell’esistente in funzione di uno sviluppo sostenibile non solo per l’ambiente ma anche per le imprese edili che hanno subito più di altre la crisi economica”come dichiarato dal sindaco stesso. Tuttavia, di recupero dell’esistente non risulta nulla, se non una totale demolizione di un insediamento storico per la città di Lugo, con nuova cementificazione: una vera e propria retorica demagogica atta a strumentalizzare la crisi in corso in chiara funzione economica a favore del capitalismo e dell’altare del profitto privato, dato che lo “sviluppo” di cui si parla è solo quello di immobiliari, fondazioni bancarie e grande distribuzione? A questo si associano le solite pratiche di greenwashing, con la realizzazione sul lato ferrovia di un’area verde di 2600 metri quadri, visibile dalla stazione, edulcorando il tutto con una squallida messinscena di “ecologismo di facciata”, come sempre capita quando si tratta, nella sostanza, di innalzare un monumento al capitalismo “verde”.
In un’epoca caratterizzata da crisi climatica, cataclismi naturali causati dal dissesto idrogeologico, il delirio di onnipotenza dei padroni del cemento e del culto del consumo sfrenato e del profitto ad ogni costo quindi non si ferma, portandoci dunque innanzi a questo ennesimo attacco al territorio e alla tenuta dell’ecosistema: scempio presentato all’opinione pubblica niente di meno che come ecosostenibile e come vera e propria lotta al degrado attraverso la “rigenerazione urbana” quando invece l’unica rigenerazione veramente sostenibile che dovrebbe essere praticata è quella del suolo, ritornando dal cemento alle “comunità sostenibili” della civiltà contadina, del commercio di prossimità, del “chilometro zero”. Iperurbanizzazione, cementificazione ed eccessivo consumo di suolo comportano danni alla biodiversità di flora e fauna di un ecosistema, che si ripercuotono sulla conservazione dell’equilibrio idrogeologico stesso, considerando l’importante compito che il suolo con la sua permeabilità riveste al fine di garantire il drenaggio e l’assorbimento dell’acqua piovana. Suolo e vegetazione regolano il ciclo dell’acqua e svolgono funzione di depurazione da agenti contaminanti: i cosiddetti “servizi ecosistemici” forniti da una vera e propria centrale naturale di filtraggio e depurazione. Inoltre, ma non da ultimo, specialmente nel nostro periodo storico caratterizzato dal riscaldamento climatico, i suoli rivestono un ruolo importantissimo nella lotta al riscaldamento climatico stesso, proprio tramite la funzione di regolazione climatica, grazie alla capacità di assorbimento del carbonio assicurata dalle sostanze organica del suolo e dalla vegetazione (sink carbonio), per il potenziale accumulo in essi del carbonio tramite la naturale attività di fotosintesi clorofilliana, che consentirebbe così di ridurre la mobilizzazione di anidride carbonica nell’atmosfera, diminuendo conseguentemente l’effetto serra. È quindi incomprensibile in un momento come quello attuale in cui gli accordi internazionali della COP 21 di Parigi ci pongono di fronte a ben determinate responsabilità, ovvero la riduzione di diossido di carbonio e il contenimento del riscaldamento globale, nonché un preciso orientamento europeo che richiama l’azzeramento del consumo di suolo entro il 2050, l’amministrazione comunale si ostini a perpetrare, spacciandolo per sostenibile, un modello di crescita incentrato sul consumo eccessivo di suolo e su pratiche di cementificazione del territorio – o di ripristino della cementificazione come in questo caso – piegandosi del tutto a logiche di profitto imposte dalle grandi imprese edilizie così come dal mercato della GDO.”
Italia Nostra sezione di Ravenna, gruppo di Lugo