Italia Nostra contro il progetto di restauro della Rocca Brancaleone. Dopo Ingegneri e Architetti, anche l’associazione culturale quindi si schiera contro il progetto presentato dal Comune di Ravenna:
“Leggiamo nella Relazione tecnica redatta dal Comune di Ravenna, paragrafo relativo alla cittadella: “Possente e unico fortilizio in Ravenna, oggi si presenta allo stato di rudere”. Un “rudere” che, tuttavia, un rilievo dello stato di conservazione redatto dalla Soprintendenza negli anni 70, giudica in condizioni buone per quel che riguarda le strutture murarie. Un bene culturale forse non a caso definito “rudere” per consentirne, di fatto, la cancellazione e l’utilizzo dello stesso come basamento su cui impiantare una protesi metallica nuova, aperta all’aria, agli eventi atmosferici e a tutto quello che rapidamente ne consegue.
Nella Relazione redatta negli anni 50 dalla allora Soprintendenza ai Monumenti per ribadire l’ “importante interesse” della Rocca riconosciuto nel 1909, si legge: “Quantunque in gran parte smantellato e in uno stato di completo abbandono, il complesso si presenta ancora con notevole imponenza non disgiunta da una singolare pittoresca bellezza”. E prosegue: “Per quanto sopra detto si reputa quindi che la Rocca, per la sua storia e come unico esempio di costruzione miliare del XV presente nella città di Ravenna, debba essere tutelata”. In questo modo, viene dunque sancito il valore del manufatto nello stato in cui ci è giunto, senza alcuna necessità di dover cancellare le tracce della sua storia. Ebbene, invece, in una operazione del tutto arbitraria di “reintegrazione immagine e copertura dell’arce”, per la modica spesa di 3,8 milioni di euro elargiti dal Ministero e di 3 milioni delle casse del Comune di Ravenna, la nuova “arce” della Rocca si presenterà con “geometrie stilizzate derivanti dalla semplificazione delle forme storiche”. Si tratta dunque di una ricostruzione fantastica, come ammesso espressamente nelle pagine della Relazione tecnica. Tale nuova costruzione verrà realizzata in “strutture metalliche reticolari (imbullonate) con una epidermide in lamiera stirata traforata”, quella, per intenderci, assai usata negli edifici contemporanei e nei centri commerciali. Una rivisitazione arbitraria e fissata in un tempo specifico perché fortemente connotata da materiali moderni, che si contrappone ai 600 anni del fortilizio e all’utilizzo millenario di laterizio, pietra e tecniche costruttive tradizionali. Si aggiunga, poi, la parte più intollerabile ed ingiustificabile dell’operazione: la nuova struttura metallica verrà “appoggiata al manufatto storico per mezzo di travi rovesce in acciaio ospitanti zavorre, è connessa alla spessa cortina muraria per mezzo di barre filettate (…) Il piano di appoggio delle nuove strutture dovrà essere regolarizzato e rinforzato mediante elementi compatibili con il contesto architettonico, in ragione delle sollecitazioni trasmesse”. In poche parole, casomai ci fosse qualche dubbio tra corrispondenza di rendering illustrativi per i giornali e progetti esecutivi, le antiche mura dovranno essere livellate, riadattate e predisposte ad accogliere l’impianto della nuova sovrastruttura metallica. E qui ci chiediamo: questo progetto è legale? Com’è possibile che rispetti, ad esempio, l’articolo 20 del Codice dei Beni Culturali, dove si legge: “Interventi vietati. I beni culturali non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione”? Siamo proprio sicuri che non esistano altre soluzioni per rifunzionalizzare la Rocca senza snaturarla e manometterla irreversibilmente?
Nel frattempo, a seguito delle notizie apparse sulla stampa, un articolo molto chiaro della senatrice M5S, nonché archeologa, funzionaria di Soprintendenza e docente Margherita Corrado ha fatto il punto sul progetto ed ha domandato al Ministero i relativi atti.”